Regia di Otar Iosseliani vedi scheda film
Visto a trentacinque anni dalla sua uscita, questo film di Iosseliani ha oggi un valore più prettamente filologico che intrinsecamente cinematografico. Fa tuttavia piacere sapere che anche negli anni più grigi (benissimo resi da un bianco e nero che rimanda alla nouvelle vague francese e alla nova vlna ceca) della normalizzazione brezneviana, zampettava e becchettava un merlo canterino, pigro per quanto riguarda qualsiasi attività lavorativa e tuttavia vitalistico, nullafacente e nonostante ciò perennemente indaffarato. Questo anti-stakanov è un personaggio che, nonostante i suoi numerosi difetti - che il regista si guarda bene dal nascondere - è simpatico e benvoluto da tutti. Quantunque la cifra stilistica del "Merlo canterino" sia la leggerezza dell'essere, si prova un senso quasi di suspence per sapere se Gia riuscirà a dare i fatidici colpi di timpano alla fine del pezzo musicale e si sorride insieme al direttore d'orchestra, tirando un sospiro di sollievo, quando vediamo che il protagonista, miracolosamente, si trova al proprio posto.
Personalmente, preferisco questo vecchio Iosseliani (in particolare quello di "Pastorale", di qualche anno successivo a questo) a quello dei suoi film più recenti, come l'estenuato "Caccia alle farfalle".
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