Regia di Luciano Ligabue vedi scheda film
Occorre scavare, per recuperare il valore nascosto di questo film, sepolto sotto il grigiore di una triste rentrée riminese. Occorre, soprattutto, distogliere lo sguardo dall'espediente narrativo dei compleanni, con tutti i suoi grotteschi stridori, per mettere a fuoco il filo conduttore emergente dalle storie e dai discorsi dei giovani protagonisti, che è poi il senso del tempo. Il tempo che non fa che aggiungere pagine al passato e sottrarne al futuro, senza cancellare quelle dolorose, mentre ti trasporta in un avvenire che non è, come credevi, un'ascesa verso la realizzazione delle tue aspirazioni, ma, semplicemente, la continuazione della vita. Il tempo che non ti permette di tornare indietro, ma nemmeno di andare veramente avanti, e però ti cambia, silenziosamente, tuo malgrado. Il tempo che non fa nulla più che scorrere, lasciandoti solo con i ricordi da rimuovere e le delusioni da superare. L'indifferenza del tempo è quella del mondo, che non piange per le tue pene e non si esalta per i tuoi sogni, e che ti guarda beffardo e poi si volta, se solo cerchi di farti notare. Come la gente che ride e si fa da parte, mentre corri nudo per la strada. Il tempo e il mondo: gli avversari di una sfida impossibile che Libero, il personaggio interpretato da Massimo Bellinzoni, nonostante tutto, decide di portare alle estreme conseguenze.
Bravissimo nell'interpretare la dolorosa rabbia a lungo sopita, che sfocia, verso l'interno, nell'autocommiserazione, e, verso l'esterno, in una pacata e intelligente generosità.
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