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The Believer

Regia di Henry Bean vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su The Believer

di Enrique
7 stelle

La contraddizione.

È questa la chiave di lettura del film.

La parola più incisiva per spiegare (secondo il protagonista) l’ebraismo.

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La sua condanna. L’annichilimento. La sua immortalità (d’altronde - osserva anche il protagonista - Gesù Cristo - l’agnello sacrificale per eccellenza, poi risorto - era ebreo).

Usi e precetti (quelli alimentari più di tutti) impartiti dalla Torah e tramandati di generazione in generazione senza che un significato oggettivo possa illuminarne la cieca osservanza.

Il massacro di Sabra el Shatila, in Libano, ai tempi in cui l’oppresso si fece oppressore.

La contraddizione del padre (Abramo) che, in cuor suo, accetta il sacrificio del suo figlio primogenito (Isacco).

Quella del padre (lo sconosciuto di un racconto) che non sa fare altro che accettare il sacrificio di ciò che dovrebbe amare più di ogni altra cosa al mondo (il figlioletto di 3 anni, dilaniato dalla ferocia nazista).

 

Quella delle persone che dicono di essere cosa non sono (e viceversa).

http://www.slantmagazine.com/assets/film/believer.jpg

 

La “contraddizione” esplode nel film ed è (dunque) la parola più riuscita per spiegarlo (ma non solo nella sua dimensione diegetica).

The Believer è un film che lumeggia la contraddizione altrui (quella dell’ebraismo, quella del protagonista, quella delle persone che lo attorniano…) senza riuscire a non rimanerne esente.

Perché costruisce un puzzle narrativo ardito senza disporre di tutti i pezzi (persi in sede di stesura della sceneggiatura od in fase di montaggio; comunque persi).

Perché usa i pezzi che gli rimangono senza rispettare compiutamente la logica dell’incastro.

Perché tratteggia un protagonista policromo (il brillante Danny Balint/R.Gosling), ma poco credibile, vittima tre volte.

Dell’ideologia squadrista che lo porta a sciupare la sua intelligenza onde aggredire le cavillosità teologiche (vere o presunte) insite nella prima religione monoteista.

Di una caratterizzazione artificiosa che riflette rapsodicamente il suo (astratto) conflitto interiore.

Di un destino del sapor della cicuta (dacchè gli riserva, forse, il peggiore inferno che si possa mai concepire).

 

The Believer vive delle contraddizioni dell’uomo e, sulle medesime (dettate dall’inesperienza del suo autore), scivola.

Ma, a volte, le contraddizioni sono il sale della terra.

Ciò che la rende sterile. Ciò che solo, ad essa, dà sapore.

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