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Black Hawk Down

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Black Hawk Down

di Maciknight
6 stelle

Un film superbo dal punto di vista della realizzazione, di un realismo impressionante, tra i migliori film di guerra in assoluto, per gli amanti del genere, per coloro che si lasciano trascinare dalla perversa ed ancestrale attrazione bellicistica stando seduti comodamente in poltrona. Pur perfetto nel suo realismo, rimane un film di propaganda

Un film superbo dal punto di vista della realizzazione, di un realismo impressionante, tra i migliori film di guerra in assoluto, per gli amanti del genere, per coloro che si lasciano trascinare dalla perversa ed ancestrale attrazione bellicistica, ma stando seduti comodamente in poltrona. Dal punto di vista psicologico e culturale non aspettatevi nulla perché è solo propaganda made in USA, i concetti ed i valore militaristi ci sono tutti, e l’unico aspetto degno di nota e che nel film è rimarcato, al di fuori dei perfetti scontri a fuoco, è appunto lo spirito cameratesco, la solidarietà di squadra, il rischiare per coprire i colleghi, ecc., che nei Ranger è particolarmente inculcato, come per altro nei Marines e tutti gli altri Corpi militari specializzati, esclusi i riservisti, che peraltro nel film vengono citati con disprezzo. Ed è appunto questa concezione valoriale su cui si basa lo sfruttamento politico (leggasi soprattutto da parte dei neocons) dei militari, che sono a tutti gli effetti “carne da cannone” anche se in maniera più insidiosa, subdola, raffinata, sofisticata e manipolata che in passato. Ben attrezzati ed addestrati e con principi solidi cui mantenersi fedeli con fierezza ed orgoglio, come il non lasciare mai nessun compagno da solo, abbandonandolo sul campo di battaglia, persino i cadaveri devono essere raccolti a rischio della propria vita, i Rangers del film sono quelli che a Mogadiscio nel 1993 si sono effettivamente trovati in gravissime difficoltà, perché mandati allo sbaraglio in un’operazione di cattura di alcuni signori della guerra, sottovalutando la reazione degli armati somali, che a migliaia li hanno circondati e colpiti con ogni mezzo a disposizione, tra cui mitragliatrici pesanti, mortai, lancia missili, cannoncini, ecc., un repertorio di tutto rispetto, oltre all’assoluta incuranza della morte per cui a centinaia avanzavano pur sapendo che sarebbero stati colpiti. Alla fine dell’evento, durato circa 24 ore, infatti si conteranno una ventina di Rangers deceduti contro un migliaio di somali. Credo che sia da quel momento che i politici americani hanno deciso che per “far fuori” qualche elemento ostile ai loro interessi politico economici era meglio ricorrere alle cosiddette “armi intelligenti”, cioè un bel missile teleguidato sul bersaglio, senza rischiare più troppi soldati, che poi sarebbe stato difficile spiegarlo all’opinione pubblica. In questa specifica operazione di Mogadiscio gli errori nella pianificazione sono stati madornali, ed anche nel film, per quanto sia di propaganda, non hanno potuto nasconderli più di tanto, essendo evidenti. Infatti solo alla fine, dopo aver riscontrato le gravi perdite inflitte ai loro soldati, due elicotteri abbattuti, un numero imprecisato di veicoli e blindati distrutti, decine di morti e feriti, solo allora hanno capito quello che avrebbero dovuto fare fin dall’inizio, ricorrendo ad un maggior supporto aereo (elicotteri da combattimento per colpire le centinaia di somali sui tetti, che avevano buon gioco a mirare verso il basso dove transitavano o si erano appostati i soldati USA), maggiori mezzi blindati e corazzati ed un maggior numero di uomini. Potevano pensarci prima, lo sapevano che l’ambiente era ostile ed erano a migliaia gli armati da affrontare. Pessima poi la gestione delle operazioni da parte sia del generale che dei due alti ufficiali delegati sul campo alle operazioni, un tenente colonnello ed un colonnello, oltre che penose le informazioni che l’intelligence forniva loro, facendo fare al convoglio militare dei giri dell’oca sotto un fuoco nemico accanito. Un vero e proprio inferno in terra. Buone le poche sequenze, della durata di pochi secondi ciascuna, in cui nel film si cerca di far emergere l’umanità dei somali, il loro intenso ed incredibile senso di adattamento alla tragedia ed alle assurde e strazianti condizioni di vita. Il finale è da spot pubblicitario per promuovere l’arruolamento degli ardimentosi, temerari ed eroi latenti. Un film che per la realizzazione, il mestiere, la perfezione professionale di tutti coloro che vi hanno contribuito e che sono riusciti a creare una totale immersione in un conflitto bellico con tutte le sue crude ripercussioni fisiche, sarebbe da almeno quattro stelle, ma che per i motivi insidiosi che ho sopra esposto preferisco ridurre alla sola sufficienza piena, perché anche le intenzioni (in questo caso della produzione e degli “sponsor governativi”, più che del regista) hanno la loro importanza.

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