Regia di José Luis Madrid vedi scheda film
Modesto horror spagnolo che mal sfrutta il mito del vampiro. A suo tempo, un cult molto ricercato per la difficile reperibilità. Poi presenza fissa dei palinsesti notturni televisivi. In realtà un film invecchiato malamente e di scarsa efficacia, sia narrativa che spettacolare.
1970, Stuttgart (Germania). Il duplice omicidio di una coppia in un motel va a sommarsi ad una catena di delitti sulle cui tracce si muove un ispettore di polizia. Il medico legale sospetta che la causa di tutto risieda in un castello abbandonato, di proprietà -in un lontano passato- del barone Winninger. Questi, deceduto nel 1886, ogni 28 anni farebbe ritorno, in veste di vampiro, per compiere una serie di omicidi (uno alla settimana) per 28 giorni esatti. L'ispettore, ovviamente, non dà credito alla strana teoria ma guidato dal medico legale penetra nel castello, trovando (entrambi) la morte per opera di Winninger, che davvero è un vampiro. Intanto, dall'Inghilterra, il tassidermista Adolf giunge a reclamare la proprietà del maniero, in qualità di discendente. Il nuovo ispettore, ovviamente sospetta che sia il nuovo arrivato il vero responsabile dei delitti, che intanto proseguono numerosi.
La Spagna dei primi Anni '70, spesso in compartecipazione con altre nazioni (l'Italia in particolare) dava sfogo ad una cinematografia copiosa, non di rado di scarsa qualità ma decisamente immersa nei generi. Il western, l'horror e il giallo (e le inevitabili combinazioni di questi ultimi due) sono stati i due generi più praticati e quasi tutti i registi del periodo -nel bene e nel male- hanno affrontato l'argomento. Così è accaduto anche a José Luis Madrid, che realizza alcuni film esportati anche in Italia (oltre a questo, il successivo giallo 7 cadaveri per Scotland Yard). Le manie di Mr. Winninger omicida sessuale (in origine El vampiro de la autopista) esce da noi nel pieno del giallo alla Dario Argento, con una confezione (titolo e manifesto) che tenta di nascondere il contenuto gotico e horror del film, spacciandolo per giallo.
In realtà, a parte il primo quarto d'ora, il film finisce per essere terribilmente scontato. A nemmeno mezz'ora di tempo ce lo racconta, per intero e con dannoso effetto spoiler, proprio il medico legale, facendone praticamente una sinossi. Fatto salvo una dose di erotismo che, per l'epoca, doveva apparire piuttosto audace (con donnine spesso svestite a mostrare seni e capezzoli, anche belli turgidi), l'elemento giallo viene azzerato dalla citata rivelazione mentre il lato macabro è attenuato da una forma di censura (quanto propria non è dato sapere visti i diversi salti di pellicola) che cela qualunque delitto. Quel che ne resta è un -raro caso- film horror sui vampiri, che non mostra nemmeno una goccia di sangue. Oggi assolutamente datato e visibile solo partendo dal presupposto che opere di questo tenore avevano un senso (erotico) per l'epoca. Ai nostri giorni quel "senso" è decisamente slittato, con deriva di buongusto e mancanza di rispetto, altrove (Internet).
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