Regia di Romain Quirot vedi scheda film
Parigi, fine XIX Secolo. La gang degli "Apaches" mette a segno un colpo dietro l'altro; ciò non soddisfa, tuttavia, alcuni dei suoi membri; una giovanissima, poco più che bambina ma già abile, ladra, il fratello maggiore ed un altro bambino, orfano, Polly. I tre meditano di tenere per loro un buon bottino, la cui vendita li aiuterebbe a cambiar vita, ma sono scoperti. "Jesus", capo crudele, provoca la morte del ragazzo più grande. La giovane, dopo aver assistito alla morte del fratello, ne è ritenuta responsabile dalla polizia - a causa delle dichiarazioni di un agente corrotto e membro del gruppo, "Occhibelli" - e finisce in carcere. Molti anni dopo, la protagonista, ormai ragazza, tornata in libertà, s'infiltra, utilizzando il nome di Billie, nella banda. Mette in atto il suo proposito di uccidere uno dopo l'altro, i personaggi che in un lontano passato causarono la morte il fratello; ma, man mano che s'avvicina il momento di uccidere "Jesus", cresce in Billie l'attrazione per il leader. Film d'azione in costume, "Apaches" è diretto dal regista francese Roman Quirot. Il racconto cattura l'attenzione - e le emozioni - dello spettatore ponendo in evidenza le istanze vindici della protagonista Billie; la messa in scena deve molto al genere western all'italiana, i canoni del quale - violenza, degrado morale che dilaga nella quasi totale indifferenza delle autorità, assenza di personaggi positivi - sono rintracciabili nello stesso. Interessante, è, altresì, la caratterizzazione dei personaggi, in particolare della protagonista. Billie, abituata sin dalla prima infanzia a dover combattere per sopravvivere ed indurita dall'esperienza che l'ha condotta in carcere, è animata da un fortissimo desiderio di vendetta. Ella dà sfogo alla rabbia connessa uccidendo spietatamente. Non ha, tuttavia, messo in conto il sentimento. Il suo principale bersaglio è un uomo altrettanto determinato, carismatico, severo con sè stesse e gli altri. La giovane età dei due fa il resto; s'intravede la possibilità che il destino riservi loro qualcosa di buono, ma così non sarà. Sotto questo aspetto, ho trovato il racconto "irrisolto". La sottotrama sentimentale, la quale interessa anche Polly, ritrovato da Billie nella banda e decisamente innamorato della ragazza, non è adeguatamente sviluppata. Ciò anche in virtù della breve durata del film, contraddistinto da un ritmo forsennato che non lascia spazio a momenti di quiete. Poche sequenze statiche mostrano i personaggi riflettere su ciò che è stato, ma non su ciò che sarà. L'"America", la cui presenza è costante nel film, non solo nei dettagli di scena ma anche nei pensieri dei personaggi è simbolo di speranze stroncate sul nascere, una prospettiva irraggiungibile, un luogo ove iniziare una nuova vita, privi di quel "peccato originale" rappresentato dalla povertà e dalla delinquenza, del cui marchio non ci si può liberare. Il ruolo della Billie "matura" è affidato ad Alice Isaaz; il suo personaggio esprime una voglia di riscatto destinata a rimanere insoddisfatta a causa del continuo emergere du una follìa lucida, di una rabbia incontrollabile, o comunque di un destino avverso che accomuna tutti i personaggi del racconto, per i quali il crimine violento è anche reazione ad una società della quale sono figli ... non riconosciuti. "Apaches" è un'opera molto ben "confezionata"; costumi fantasiosi, ambientazioni ricche di colore, una colonna sonora variegata allietano i sensi. Non di pari impatto è l'aspetto emotivo. Approfondire i dettagli del rapporto tra la protagonista e "Jesus" avrebbe conferito maggior spessore ai personaggi ed ad un'opera che, così com'è, non si differenzia molto da altri film di "torto ingiusto e vendetta". Un'occasione in parte sprecata.
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