Regia di Emma Seligman vedi scheda film
"The Holocaust. It happened."
“Bottoms” (le “passive”, qui lesbiche incel), la stringata e veloce opera seconda, dopo l’esordio (corto e lungo) con “Shiva Baby” (2020), di Emma Seligman (1995), che qui si fa aiutare in sede di sceneggiatura dalla sua co-protagonista Rachel Sennott (1995; Tahara, Bodies Bodies Bodies, the Idol, I Used to Be Funny, Finalmente l’Alba), che di quel film precedente già era la one-woman-show, mentre l’altra, Ayo Edebiri (1995; How It Ends, Big Mouth, Dickinson, the Bear, Abbott Elementary, Mulligan, Clone High, Black Mirror: Joan is Awful), ci mette del suo portando in dote on-set il proprio di corredo da stand-up (da segnalare poi ch’entrambe già collaborarono insieme per la web-serie “Ayo and Rachel Are Single”, titolo che in sé letteralmente potrebbe andare a costituire un perfetto flano per “Bottoms”), rispetta alla perfezione il canone dell’adolescere-movie (più o meno, a seconda del periodo, scollacciato, e in questo caso il prefisso “non-” è d’obbligo e procede alla formazione di una litote per “pudico”), ma innestandolo s’un contesto ambientale satiro-grottesco, socio-distopico e fanta-demenziale che progressivamente prende il sopravvento rendendolo allegorico attraverso un’auto-metaforizzazione continuata ed estenuata sino allo spasimo tanto che da questo PdV lavori quali “SuperBad” (Mottola/Rogen/Goldberg, 2007) – e pure qualsiasi “Pierino”, “Porky’s”, “Revenge of the Nerds” o financo “Do Revenge” – e i più affini e dialoganti oltre che coevi tra loro “BookSmart” (Olivia Wilde, 2019) e “Plan B” (Natalie Morales, 2021) – che a sua volta è la versione comedy (sic!) di “Never Rarely Sometimes Always”, così come “Bottoms” potrebbe essere definito la risoluzione di “Bowling for Columbine” ed “Elephant” con una (anzi, spoiler, due) gag – al confronto risultano quasi (al netto del fatto che tanto Sennott/Edebiri quanto Dever/Feldstein e Moroles/Verma, parimenti per necessità e per semplicità, interpretano delle 17/18enni essendo mediamente più vicine ai 30 che ai 20 se non ai 25) iperrealistici.
Completano il cast soprattutto Ruby Cruz (Mare of Easttown, Willow) con Havana Rose Liu & Kaia Gerber (nelle mire l’una di Josie/Edebiri e l’altra di PJ/Sennott), Summer Joy Campbell (la sniffa-vernice), Nicholas Galitzine & Miles Fowler (in tutt’uno con le loro divise), Marshawn Lynch (Mr. G, scazzato insegnante di storia sulla via del divorzio) e Punkie Johnson (la zia mentore di Josie roulottata in quel della piana alluvionale delle Cascate del Ponte di Roccia in Louisiana) e un piccolo cameo di Ted Ferguson nel ruolo para-simpsoniano del vecchio che urla alle nuvole.
La fotografia è di Maria Rusche e il montaggio di Hanna Park, entrambe già nella squadra di “Shiva Baby”, mentre le scenografie sono di Nate Jones (Better Things e Plan B) e le musiche originali di Charlie XCX e Leo Birenberg con incursioni di Bonnie Tyler, Avril Lavigne e King Princess.
Producono Brownstone (E.Banks, M.Handelman, A.Small) e Orion di MGM/Amazon che rispettivamente distribuiscono in sala e in streaming.
* * * (½) ¾
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