Regia di Cameron Crowe vedi scheda film
Succede che, quando hai a disposizione tutti gli ingredienti necessari per poter creare una pellicola soddisfacente, forse ti gasi troppo e finisci per fare un macello, o quasi. Credo sia la spiegazione di quello che è successo a Cameron Crowe che ritrovandosi un soggetto piuttosto solido e valido (il film è il remake di Apri gli occhi di Alejandro Amenábar) ed un cast composto da attori che, almeno in quel tempo, risultavano essere piuttosto validi, si sia fatto prendere da manie di grandezza e abbia composto un film se non pessimo almeno non bello quanto avrebbe potuto essere.
In quelle scene iniziali in cui è condensata tutta la vita di David Aames, che purtroppo per noi è interpretato da Tom Cruise. L’unica cosa interessante della sua interpretazione risulta la capacità di essere maschera anche quando non ne indossa una. La sua inespressività è a dir poco imbarazzante ed è un evidente neo nella pellicola di Crowe che quantomeno ha dalla sua la doppia parte femminile interpretata da Cameron Diaz e Penelope Cruz rispettivamente nei ruoli di Juliana e Sofia riescono a compensare alle mancanze recitative del collega, Crowe riempie le scene di musica e belle cose, citazioni cinematografiche e musicali di ogni genere, forse per indorarci la pillola da quello che poi sarà il penoso svolgimento della trama.
In questo sogno non-sogno in cui ci conduce la pellicola di Crowe, la pecca maggiore sta sicuramente nella narrazione che non riesce mai a trasmettere allo spettatore le necessarie emozioni, almeno non nella misura opportuna per riuscire a sentire tutta la potenza della storia che racconta, considerando che la trama possiede comunque un fascino di fondo indubbio.
Crowe sembra perdersi negli intrecci temporali e gran parte del film scorre impotente, come trascinato da una corrente in gran parte stabile e priva di fascino. Solo nella seconda parte, caratterizzata dalla fase esplicativa del racconto, il ritmo aumenta e i fili iniziano a strecciarsi rivelando una sceneggiatura interessante ma composta in malo modo.
Vanilla Sky va così a collocarsi in quell’insieme di film dal soggetto interessante che è stato mal svolto. L’ennesimo esempio di un prodotto che poteva essere di spessore ma che finisce per essere indegno da accostare alla pellicola a cui si ispira.
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