Regia di Frédéric Garson vedi scheda film
Esistono registi ai quali bisognerebbe mettere il bromuro nel cestino: Luc Besson è uno di loro, e il suo “allievo” Fred Garson non è da meno. Chissà chi ha raccontato a questi signori che la macchina da presa dev’essere perennemente in fibrillazione: dev’essere una specie di horror vacui, o forse la banale incapacità di emozionare, di comunicare qualcosa al pubblico anche con una “semplice” inquadratura fissa. Detto che sarebbe giusto legare Besson & Garson a una sedia e mostrar loro l’opera omnia di Bresson & Dreyer, aggiungiamo che questo “The Dancer” è davvero modesto da tutti i punti di vista. Storia di una ragazza muta (ma non sorda) che sogna di fare la ballerina a Broadway, è una variazione mistico-scientifica sul tema di “Flashdance”, naturalmente aggiornata al “politically correct” (la protagonista è afro-americana) e ai ritmi della dance più sfrenata di oggi. L’unico motivo per vederlo è la protagonista Mia Frye, molto bella e molto brava, quindi vieppiù sprecata. Conosceva Besson per aver “coreografato” i movimenti di Milla Jovovich nel “Quinto elemento”; Garson, invece, portava il caffè sul set di “Leon”. Sarà crudele a dirsi, ma forse era quello il mestiere giusto per lui. A.C.
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