Regia di Andrew Callaghan vedi scheda film
Novembre 2020: Joe Biden vince le presidenziali Usa, ma lo sconfitto Donald Trump non riconosce la legittimità delle elezioni e fomenta il clima di rabbia che nel frattempo va imperversando nel Paese. Destroidi, antifa, Black Lives Matter, situazionisti e cospirazionisti di ogni tipo si scontrano non solo verbalmente e il giornalista Andrew Callaghan va in giro a raccogliere le dirette testimonianze dei protagonisti di questa epocale frattura sociale. L'amaro epilogo sarà l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Andrew Callaghan è un giovanissimo (classe 1997) giornalista sui generis diventato celebre sul web con una serie di inchieste più che sensate, ma gestite in maniera a dir poco irrituale e bizzarra, ai limiti del demenziale. Il Nostro sa comportarsi a meraviglia davanti alla telecamera, ha sempre le domande giuste e conosce a menadito i tempi televisivi e di internet; è insomma in grado di condurre con savoir faire e con gli argomenti adatti un reportage degno di nota: ma soprattutto ha dalla sua una capacità di costruire la tensione degna di un grande documentarista. Se quest'ultima frase corrisponda a verità ce lo diranno i suoi futuri lavori, ma senza dubbio This place rules lascia il segno: sia per i temi trattati che per come essi vengono trattati. La varia umanità americana che prende parte alle interviste di Callaghan – una specie di ibrido perfettamente riuscito tra Sacha Baron Cohen e Weird Al Yankovic – è realmente miserabile e disperata nella più deteriore delle accezioni; nessuno si salva, i buoni non esistono quantomeno in termini assoluti. Bianchi suprematisti come afroamericani di Black Lives Matter, combattenti per i diritti come conclamati fascisti: nessuno ragiona in maniera sensata in questo lavoro e questo tipo di quadro della situazione rende molto bene l'idea delle motivazioni che hanno dato vita al parapiglia protoinsurrezionale del 6 gennaio 2021. Il gioco al massacro può però apparire fine a sé stesso o addirittura sensazionalista, se non si esplicita un punto di vista preciso da parte dell'autore. E da che parte sta il regista e protagonista appare ben chiaro in una studiatissima, quanto efficace sequenza: quella in cui trascorre una giornata in compagnia del nipotino di 8 anni, al quale pone una serie di domande semplicissime, ma di fondamentale rilevanza (sul Covid, sulle elezioni americane) e da cui ottiene risposte banali che in quattro parole riportano all'elementare realtà dei fatti. Questo mentre gli americani si scannano vivi per le strade tra complotti, assurdità, fake news, teorie bislacche e ideali – con un solo aggettivo – sbagliati. Il tentato colpo di Stato dell'Epifania del 2021 non era stato, né sarà mai spiegato in maniera tanto puntuale e impietosa: ben fatto. 7,5/10.
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