Regia di Bo Burnham vedi scheda film
L'attrice Kate Berlant si cimenta in uno spettacolo di stand up comedy interamente incentrato su sé stessa, sulle sue capacità come artista, come donna e perfino come sensitiva.
Diamo un'occhiata ai due estremi della scala comica che si basa esclusivamente sulla performance: troviamo da un lato gli artisti realmente orribili a guardarsi, magari a disagio davanti al pubblico, ma dal materiale eccellente e di indubbio genio; e all'opposto altri perfettamente a casa loro sul palco, dalla straordinaria verve e dal carisma strabordante, ma che non suscitano una risatina neppure per errore. Purtroppo Kate Berlant appartiene alla seconda categoria: esuberante è un aggettivo che minimizza il suo carattere e vederla danzare e fare un sacco di mossette e faccine buffe mentre parla sicuramente può catturare l'attenzione; ma se nel caos di un'esibizione così disordinata e caciarona si prova a estrapolare una sola battuta che funzioni, l'insuccesso è assicurato. Il risultato, anzi, con la complicità della location intima e della disposizione del pubblico tutto attorno all'attrice, pare più spesso l'animazione di una festa di compleanno di un adolescente che uno show realizzato per Hulu. Cinnamon in the wind è il suo primo spettacolo comico e già la durata limitata ad appena 44 minuti – di solito il minimo sindacale per questo tipo di prodotto è l'ora tonda: qui manca un buon 25% – lascia intuire che non si tratti di un esordio ponderatissimo; quando poi il monologo ha inizio e la protagonista farfuglia frasi fatte guardandosi attorno nel locale e ricevendo grasse risate non appena fa un ghigno senza senso o alza un sopracciglio a caso, l'antipatia da parte dello spettatore è matematica. Alla regia del lavoro, dettaglio bizzarro, c'è un comico vero: Bo Burnham, che sceglie di girare lo show in un bianco e nero presumibilmente votato all'effetto retrò, quello degli spettacoli classici di stand up comedy (non a caso la Berlant, nel corso del monologo, accenna al fatto che tra i suoi idoli ci sia anche George Carlin). Il titolo deriva dalla sofisticata riflessione per la quale “la vita è come cannella nel vento: in un attimo viene soffiata via” (ed è forse una delle “battute” più forti del testo). Nel complesso: davvero poco poco poco di interessante. 4/10.
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