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Un amore perfetto

Regia di Valerio Andrei vedi scheda film

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La recensione su Un amore perfetto

di mm40
2 stelle

Cervia, primi anni Duemila. Un ventenne ama ricambiato una sua coetanea, ma commette l’errore di preferirle gli amici e il divertimento; la ragazza se la fa subito con un suo amico, salvo poi comprendere che in effetti però amava proprio lui.

Un amore perfetto è uno di quei film che nascono già sapendo di diventare scult, oggetti cioè di culto alla rovescia, epitome del trash contemporaneo nei secoli a venire. O almeno a questo ambisce il lavoro diretto – opera prima in lungometraggio – da Valerio Andrei, del quale fra l’altro nel cinema si sono perse le tracce dopo questo titolo. Il punto è essenzialmente uno: marketing. Di artistico qui non c’è un bel niente. E funziona così: chiamare la ragazzina astro (…) nascente del momento, cioè Martina Stella (appunto), e il ragazzetto fenomeno musicale del momento, cioè Cesare Cremonini, e accoppiarli in una storiella adolescenziale dal forte sapore provinciale, come suggerisce d’altronde la presenza di Cremonini; non fosse però che gli sceneggiatori (Luca Monesi e Cristiana Farina) fanno un po’ di confusione fra Emilia e Romagna, ambientando a Cervia una vicenda con un protagonista dall’accento marcatamente bolognese, al quale poi si affianca sul set l’altrettanto smaccatamente felsinea Chiara Sani. Non si tratta dell’unica svista, per quanto veniale, di casting: anche la presenza di Carlo Simoni, neppure sessantenne e in apparenza ben più giovane, nei panni del nonno di Cremonini (all’epoca 22enne), risulta piuttosto fuori contesto. D’altronde, come già rilevato, non è certo per fare del cinema autoriale che si è finiti qui: la Stella, reduce dal successo de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, e il cantante di 50 special sono attori abbastanza traballanti, e attorno a loro non compaiono né divi, né caratteristi degni di particolare risalto, capaci di risollevare le sorti del lavoro almeno dal punto di vista della recitazione. Tutto, infine, è prevedibile dal primo all’ultimo fotogramma, inclusa morale agrodolce in un finale apertamente lieto. Rimane però il valore scult del film, significativo, capace di riportare lo spettatore a quei primi anni Duemila nei quali, come avviene in una scena di Un amore perfetto, si fumava tranquillamente al chiuso di una discoteca. Nota doverosa a margine: Cremonini tornerà sul set una decina di anni più tardi con Il cuore grande delle ragazze, di Pupi Avati, dimostrando ben maggiori capacità come interprete. 2/10.

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