Regia di Jean-Pierre Jeunet vedi scheda film
E' un mondo 'favolosamente' pieno di deviati, pornodipendenti, ritardati mentali e persone limitate, dove non c'è alcuna speranza per il futuro e l'unica soluzione pare essere quella di masturbare la propria crassa, cieca ignoranza. Egocentrica, viziata, frigida emozionalmente, Amèlie ha gravi problemi psichici e turbe violente che le impediscono di osservare la realtà al di fuori del suo squallido infantilismo: così si limita a negarla, a inventarsi un mondo tutto suo, meschino, patetico, a forma di lecca lecca al cianuro. Sì, perchè tutti coloro che la ritardata - senza che le sia richiesto - aiuta, finiscono per rimanere schiacciati dal grave peso delle sue azioni: fa litigare due amici del bar, fa uscire di testa il padre, fa violentare un povero garzone handicappato mentale da un vecchio pittore guardone vizioso. E via dicendo. Grazie a Dio la vita è misera e meschina, ma mai quanto quella di Amèlie. C'è da tirare un sospiro di sollievo dopo aver visto una catastrofe del genere. Va apprezzata qualche trovata sporadica a livello di regia, purtroppo comunque perennemente didascalica a oltranza, come se Jeunet pensasse di avere a che fare con un pubblico di decerebrati come i suoi personaggi. Un film fastidioso e imbarazzante nella sua continua ricerca di stupire disseminando in effetti banalità.
Una squilibrata semina il panico, il dolore e l'angoscia fra tutti coloro che ha vicino, credendo in realtà di essere una benefattrice. Poi decide di far suo un pervertito pornomane: metterà la testa a posto con lui?
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