Regia di Robert Martin (Mario Bianchi) vedi scheda film
ITALIAN TRASH HORROR '80
Richard, che non vede zia Marta da oltre un trentennio, poco prima che un tragico avvenimento lo privasse, ancora bambino, della madre, viene invitato dalla donna a trascorrere un fine settimana nella sua villa, in compagnia della nuova moglie di lui, del figlioletto e dei due figli già adolescenti, concepiti con la prima moglie.
Giunti in loco, una casa in aperta campagna, vengono accolti dal custode della proprietà, che li avverte che la parente sarebbe rientrata a casa il giorno seguente a causa di un contrattempo, ma che la famiglia avrebbe potuto fermarsi a dormire a casa della medesima.
Durante quella permanenza forzata, uno dopo l'altro i membri della famiglia saranno atrocemente eliminati da un efferato e rancoroso assassino, la cui identità sarà rivelata nel fantasmagorico, ingannevole finale, seguito da un doppio ed ancor più avveniristico finale "da sogno", appiccicato alla vicenda con un discutibile quanto avventato e posticcio senso della narrazione.
Prodotto da Lucio Fulci, ma dalla regia, stracca e svogliata di Mario Bianchi, da sempre impegnato tra l'horror trucido e la commedia maliziosa e softcore, Non aver paura della zia Marta è senz'altro uno scult già per la scellerata ambientazione, ove tutto appare come deciso sul momento, senza nessun studio di location, di costrutto narrativo, e di dinamiche utili a rendere almeno un minimo professionale il progetto.
In questo contesto, sia Gabriele Tinti che la avvenente ma qui sprecata Adriana Russo si muovono con tutto l'imbarazzo del caso, in attesa che lo sberleffo finale prenda nuovamente e definitivamente a schiaffi lo spettatore, già di per se inevitabilmente spazientito da tanta improvvida e spudorata improvvisazione.
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