Regia di Maurice A. Bright (Maurizio Lucidi) vedi scheda film
Far West. Pecos torna al suo paese, è taciturno e decisamente arrabbiato. Il bandito Norman Clark è nel suo mirino, e con lui il bottino nascosto nel saloon locale.
Lo spaghetti western è nel pieno del fermento, un manipolo di cineasti e attori in erba si cimenta in una vaga imitazione dell’epopea del pistolero vendicativo in stile Ringo (Una pistola per Ringo / Il ritorno di Ringo, Duccio Tessari, 1965): nasce così Il mio nome è Pecos, titolo talmente moscio da essere sostituito praticamente subito da Due once di piombo, certo più incisivo e in scia con il filone. Maurizio Lucidi è alla seconda regia e si firma, come di consuetudine, con uno pseudonimo anglofono che ne storpia il nome reale: Maurice A. Bright; Robert Woods è un protagonista abbastanza quotato, ma ancora inesperto nel western; allo stesso modo qui si fanno le ossa il giovane Luigi Montefiori, in seguito noto come George Eastman, Demofilo Fidani, scenografo e futuro regista di parecchi spaghetti western poveristici, e sua moglie (e collaboratrice) Mila Vitelli Valenza, costumista. A conti fatti Due once ci piombo può essere dunque visto come una discreta palestra per artisti in fieri, senza dimenticare naturalmente le successive regie di Lucidi e i numerosi ruoli da protagonista per Woods; per il resto, va da sé, c’è poco da esaltarsi o da notare. Quantomeno va citata la colonna sonora di Lallo Gori, il cui tema principale è una sorta di plagio di The house of the rising sun degli Animals, hit contemporanea. Altri nomi di qualche interesse nel cast: Pier Paolo Capponi, Peter Carsten, Umberto Raho e Maurizio Bonuglia. 2,5/10.
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