Regia di Giovanni Grimaldi vedi scheda film
Un gran bel film. Nonostante i mezzi economici limitati, riesce a restituire in profondità la visione della vita dei due protagonisti. Della meticolosa caratterizzazione che Cervantes ha fatto di costoro, non manca davvero nulla. E questo è un eccellente merito, anche perché sul cinema è pressoché impossibile raffigurare per intero la complessità dell’opera cervantina (e nessuno finora ci è mai riuscito, infatti).
La regia ha scelto alcune tra le tantissime scene, rinunciando a tante altre; ma la selezione è felice, così come l’interpretazione eccezionale di Franco e Ciccio. I quali qui si dimostrano al meglio per quello che sono. Ciccio Ingrassia è un grande attore drammatico, profondo, e del tutto all’altezza per impersonare al massimo Don Chisciotte. Franco Franchi è un ottimo caratterista e attore comico, ideale per assumere le sembianze del semplice popolano Sancio Panza, che però rivela tratti autenticamente e profondamente umani, che non possono essere ridotti all’ingenuità di una figura senza spessore, così come infatti appare nel romanzo, dove Sancio è sì un sempliciotto in tanti casi, ma anche un uomo a tutto tondo, che cerca di vivere al meglio tutte le situazioni che gli si parano dinnanzi.
Tanti aspetti del romanzo sono anche deformati per ragioni narrative, ma non sono mai traditi, anzi. L’idealismo e la correlata pazzia di don Chisciotte, il suo disadattamento e la sua profondissima carica morale, che lo rendono un monito critico allo squallore etico del presente e di ogni presente che sino a quel momento (e sinora) è stato: tutto questo è presente nella pellicola, e ne giustifica un giudizio largamente positivo. Sarà pazzo il cavaliere, ma si impegna per un mondo migliore di quello che è, e ci rimette di persona, quando invece tutti gli altri, che si credono savi, sono umanamente molto peggio di lui.
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