Regia di Tia Kouvo vedi scheda film
In soli due momenti della commedia congelata di Tia Kouvo, Mummola, la camera si muove, fuori dai suoi quadretti desolati: una volta è il momento del giovane Simo, che esce dalla casa dei nonni durante la notte di Natale per fare un giro e sfogarsi derapando con l’auto su un grande terreno ghiacciato al suono di Zombie dei Cranberries; la seconda volta è invece il finale, nella cabina degli attrezzi del nonno alcolizzato, dove la piccola Hilla si muove alla ricerca di qualcosa - forse proprio del gran segreto del nonno che lo spettatore intuirà ma non sarà mai in grado di risolvere del tutto. La scelta è enigmatica, perché la camera che si muove in Mummola è una sorta di pennello che scaccia via la polvere da una realtà familiare malinconica e anche vagamente devastata. Non solo immersa nel desiderio ipocrita di festeggiare il Natale fingendo che tutto vada bene col nonno - che in controffensiva risponde defecando nel bel mezzo del salotto - ma anche nella generale tendenza di nascondere la polvere sotto il tappeto, specie di fronte ai parenti. Infatti ogni personaggio annulla la sua interiorità a favore dell’immagine da dare agli altri, tutti più o meno abili a nascondere la loro fondamentale cocciutaggine; solo l’esplorativa e chiacchierona Hilla dice sempre quello che pensa. Nessuno comunque è in grado di sfuggire alla lente di ingrandimento della regista, che ha una strategia già spesso vista e sperimentata dalle black comedy finlandesi contemporanee, ma che riesce comunque a trovare alcuni momenti di curiosa levità, ed evita le più improbabili banalità sulla società borghese. Certo è che le strategie comiche sono piuttosto diluite considerando le quasi due lunghe ore.
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