Regia di Sang-soo Hong vedi scheda film
Non è da escludere che in water sia un lavoro totalmente improvvisato, fatto con i soli 5 attori che appaiono in scena, durante una settimana di vacanza di Hong Sang-soo in riva al mare. È chiaro da Introduction (dopo il blurring già evocativo di due segmenti di House by the River) che Hong ha interesse nel film di getto, venuto fuori da una creatività improvvisa, filtrata spontaneamente dalla sua esperienza quasi trentennale. Tanto l’amatorialità rientra nei suoi bisogni espressivi (come succede in un altro autore contemporaneo che non disdegna il “difetto” come traccia stilistica, Lav Diaz) che non si faticherebbe a credere che lo sfocato di in water sia un’idea venuta all’improvviso, nella trance creativa, senza un criterio logico. Hong ha bisogno del difetto per portare i suoi personaggi reali altrove, aggiungendo strati e strati ulteriori alla loro esperienza.
E dunque in water per il 90% è letteralmente sfocato, sovraesposto, frutto confuso di un pittore impressionista; e nonostante questa presa di posizione così netta, è leggero come una piuma. È la magia di Hong: i personaggi parlano, si incontrano, vestono dei colori complementari (o totalmente contrastanti), sono tallonati dalla macchina da presa e, in water, si perdono nello sfondo, nello sfocato, nel campo largo, in un sogno subacqueo che fa sgranare tutto quanto. Diventano carattere indistinto di un paesaggio irreale, perché come è intuibile fin da Grass i personaggi di Hong non attingono più dalla realtà, stanno altrove. Dobbiamo ringraziare (essere grati, la gratitudine, forse la protagonista di tutto in water) di avere la possibilità di far loro visita.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta