Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
Lirico è il primo e l'ultimo aggettivo che viene in mente vedendo questo (bel) film di Soldini, melodrammone di un'intensità straordinaria, tutto giocato sulle ombre - nell'illuminazione, piuttosto tetra, ma anche nella vita dei personaggi - e sull'inquietudine del non detto (o del taciuto, o dell'ignorato). La tensione viene così a crearsi tutta sul versante psicologico, in un'opera che sfiora le due ore di durata mantenendo ritmi davvero molto blandi. Ivan Franek è inoltre un protagonista belloccio ma non particolarmente fornito di altre doti, a tratti realmente evanescente come la struttura della trama, nella sceneggiatura scritta dal regista e da Doriana Leondeff da un racconto di Agota Kristof. Niente nomi di richiamo nel cast artistico e ottimi elementi in quello tecnico (fotografia di Luca Bigazzi, musica di Giovanni Venosta) per un prodotto in cui conta molto la confezione, ma che non perde mai l'attenzione per il contenuto, nonostante le sbavature sopra accennate; è infine un passo indietro per Soldini dopo l'esperimento - discretamente riuscito - in chiave di commedia di Pane e tulipani (2000). 5,5/10.
Tobias cresce, figlio di una prostituta, in un paesino dell'est Europa. Ripara in Svizzera dopo aver accoltellato il presunto padre; qui comincia una nuova vita come operaio con la passione per la scrittura. E incontra infine Line, donna dei suoi sogni: ma è un amore impossibile.
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