Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Ultimo film girato dal maestro : lo stile è completamente prosciugato da ogni tentazione spettacolare, la vicenda amara e agghiacciante diventa un pretesto per una denuncia del male insito nella società e nell'uomo, pur con una debole luce di speranza nel finale (rappresentata dal fatto che il protagonista decide di costituirsi alla polizia, dopo aver compiuto inutili e sanguinosi massacri). Alla sua presentazione al festival di Cannes, il film suscitò reazioni molto contrastanti e vinse soltanto un premio minore : molti furono infastiditi dalla visione pessimista dell'autore e dalla spietatezza della sua ricognizione sui mali della società, rappresentati qui dal denaro. E' certamente un' opera di presa difficile, molto impegnativa ma assolutamente coerente col percorso dell'artista, ammirevole per il rigore della messinscena e la lucidità del messaggio. La perfezione formale e la costruzione cinematograficamente impeccabile (con il leit-motif visivo della porta che ingabbia e imprigiona il corpo umano) non vanno comunque a scapito dell'emozione, come ci ricorda il critico Fabio Fumagalli nella sua recensione. L'attrice Caroline Lang, nel ruolo della moglie di Yvon, era la figlia del ministro della cultura francese Jack Lang, che sostenne attivamente Bresson : anche in questo caso, i non-attori riducono al minimo la gestualità e sono semplici pedine nelle mani del vero creatore del film. Uno dei migliori film francesi degli anni Ottanta. voto 9
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