Regia di Robert Bresson vedi scheda film
"L'argent" è l'ultimo film girato da Bresson (morto nel 1999 a 98 anni), artista solitario, altero nella sua ricerca morale attraverso il cinema, escluso dalla grande distribuzione, ma capace di colpire gli spettatori al cuore scarnificando l'azione e l'ambientazione. Nei suoi film niente è superfluo, c'è solo il necessario, sia nelle scenografie che nei dialoghi. Eppure riesce a coinvolgere e al tempo stesso a creare uno spettacolo: in "L'argent" non si ride né si sorride, annichiliti dal pessimismo bressoniano, non più temperato dalla grazia della fede che s'intravedeva (seppur velatissima) in "Diario di un curato di campagna" e in "Pickpocket". Bresson era un personaggio che ormai nel cinema degli anni ottanta stava strettissimo, lui che sembrava appena uscito da un incontro con Pascal o con i teologi di Port-Royal, o da una serata passata in compagnia di Tolstoy (a un suo racconto s'ispira la sceneggiatura) o di Bernanos. Però i film che ci ha lasciato in eredità sono il testamento di un cineasta di un rigore morale unico, che serva da esempio a molti dei suoi colleghi più giovani. (25 dicembre 2004)
Un ragazzino spaccia una banconota falsa da cinquecento franchi. Il commerciante imbrogliato la rifila a un ignaro autotrasportatore di gasolio che per averla a sua volta spacciata finisce in galera. Per il giovane inizia una caduta precipitosa: perde il lavoro, partecipa ad una rapina, finisce di nuovo in carcere, la moglie lo lascia, gli muore la figlioletta. Una volta uscito, spaesato, compirà una strage.
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