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L'argent

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su L'argent

di alan smithee
10 stelle

locandina

L'argent (1983): locandina

Il denaro si dimostra capace di far divampare, nella persona che se ne fa soggiogare, i sentimenti più bestiali ed aberranti immaginabili.

Il tredicesimo ed ultimo film di Robert Bresson, si prefigge lo scopo di confutarne la tetra circostanza, utilizzando una vicenda corale che si incentra poco per volta su una figura sacrificale e dimostrativa di questa barbara involuzione, a sua volta capace di trasformarsi da mansueta persona qualunque facente parte attiva di una società, ad elemento simbolo del male che travia e si erge a figura rancorosa e vendicativa per eccellenza, andando oltre le singole movimentazioni dei suoi gesti.

Un potere diabolico e fuorviante, quello del denaro, che trasforma in belve inconsapevoli e fuori controllo gli sventurati che finiscono coinvolti e soggiogati dal suo ammaliante richiamo ingannatore.

La vicenda inizia con un banale episodio di truffa organizzato da due ragazzi dopo che il padre di uno di essi rifiuta di concedere al proprio figlio viziato un bonus alla paghetta mensile che gli consenta al ragazzo di saldare alcuni debiti con amici.

I due tenteranno, con buon esito, di riciclare una banconota di valore falsa, ai danni di un piccolo commerciante.

Costui, scoperta la truffa, la riciclerà a sua volta ai danni di un povero operaio di una ditta di rifornimenti, lo sfortunato Yvon, che da quel momento verrà coinvolto in una serie di tragedie ulteriori, anche a livello familiare, in grado di trasformarlo in un vero e proprio freddo e risoluto serial killer, fino a ritrovarlo reo confesso, disposto a concedersi alla giustizia, divenendo, più che una figura malvagia in sé, un personaggio sacrificale che con le sue gesta efferate, in qualche modo si trasforma in un accentratore di male, salvando gli altri colpevoli più di lui, come una sorta di controverso redentore.

Pessimista e duro, l'ultimo, notevole e per certi versi incompreso capolavoro di Bresson, la cui sceneggiatura trae spunto dal racconto di Tolstoj, Denaro falso, è la degna conclusione di una carriera di straordinario calore intrinseco.

Un percorso improntato, per gran parte, ad indagare le origini e l'evolversi dell'atto della colpa nell'essere umano, del relativo eventuale pentimento, nell'ambito di una realtà in cui l'uomo risulta sempre origine e causa del suo male.

E nel contesto di una società in cui la razza dominante vive divisa inesorabilmente tra carnefici e vittime, coinvolti entrambi in una perenne lotta per la sopravvivenza che supera, per l'origine senziente e spesso premeditata della sua genesi, l'azione ben più irrazionale di un regno animale, al contrario soggiogato dagli stimoli dell'istinto, e non dalla cattiveria che contraddistingue lo scientifico e spesso assai ragionato comportamento appannaggio della razza umana.

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