Regia di Antonio Manetti, Marco Manetti vedi scheda film
"Non lo sa' neanche lui..."
Dopo un discreto Diabolik e un Ginko all’attacco accettabile, con DIABOLIK CHI SEI?, sempre dei Manetti Bros, avevo le aspettative men che neutre. Soprattutto per la presenza di Monica Bellucci (ancora!). Con mia somma sorpresa, a fine visione, si è rivelato essere meglio del secondo. Forse anche del primo.
Dopo gli eventi di Ginko all’attacco, Diabolik ed Eva Kant si preparano per il prossimo colpo, ma dovranno nel frattempo fare i conti con una banda di rapinatori armati fino ai denti che seminano il terrore a Clerville. Anche Ginko è sulle loro tracce e dopo varie indagini, sotterfugi e operazioni di ricerca si ritroverà prigioniero insieme a Diabolik. Di lì, presagendo la fine, si confideranno i loro segreti e lati che prima erano quasi impensabili, soprattutto il passato di Diabolik.
Parto dai difetti più evidenti. Al solito Monica Bellucci è inascoltabile, ai limiti del telefono erotico di Diva Futura Channel, e purtroppo ha un ruolo importante; dunque c’è da sopportarla più a lungo rispetto a prima (salvo quando sta’ zitta). Inoltre alcune scene riguardanti gli antagonisti nella parte centrale, bisogna dirlo, alla lunga sono ridondanti, ovvie, a volte con tratti macchiettistici e senza un intreccio particolare che andavano montate e ritagliate meglio. Infine alcune musiche ed effetti sonori che dovrebbero epicizzare delle immagini forse lo fanno anche troppo, quasi da far sembrare il tutto un videoclip.
I tanto fantomatici “dialoghi da fotoromanzo” e la recitazione, grazie ad un contesto da fumetto anni ’60 più marcato del solito, qui diventano più accettabili. C’è molta più azione, più sparatorie, più violenza, più sangue, più inseguimenti in macchina e un paio di momenti di tensione non male, intriganti, persino una bella scena osé in un night club…! Alcuni personaggi secondari e i loro rapporti con i protagonisti diventano più marcati e caratterizzati. In particolare i flashback in bianco e nero col rosso stile Sin City che raccontano le origini di Diabolik, di come è diventato metodico, ingegnoso, pianificatore, abile nei travestimenti, nei furti e un freddo antieroe. In più i dialoghi tra lui e Ginko li rendono più ultraterreni e meno strafigura. Eva Kant con Altea ricoprirà un ruolo chiave nella vicenda, anche se un po’ contrastato dalle scene dei rapinatori. Il finale con le sue scelte narrative l’ho trovato equo, coerente, inerente con i film precedenti e con degli archi narrativi che si concludono dignitosamente, così da avere la sensazione della fine di una trilogia e non la fine di un episodio di una serie tv portata al cinema.
Ovvio, c’è da farselo piacere, non è un grande film, ma neanche una grande cacata.
P.S. Augusto Biascica di Boris quando vuole sa’ essere versatile…
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