Regia di Irwin Winkler vedi scheda film
La prima parte del film è la più interessante: un padre assente, la cui vita sta andando a rotoli, decide di avvicinarsi al figlio "perduto"(e che si sta proprio perdendo!), costruendo assieme a lui una casa(anche se poi scopriremo con quali intenzioni), mentre la moglie ha problemi col marito e la vicina di casa sembra soffrire di crisi peggiori della figlia adolescente...
Il film di Winkler era praticamente un successo servito su un piatto d'argento: ottimi attori, personaggi dai conflitti intensi e credibili, possibilità di commozione infinite..
Eppure, dopo appena una trentina di minuti, qualcosa s'inceppa, e la storia scivola in una sequela di situazioni melodrammatiche ovvie, con risoluzioni buoniste(il cambiamento così repentino del figlio è assolutamente non credibile), confronti privi di intensità emotiva(specie quelli finali tra padre e figlio), scene da "ultimo addio alla vita" così patinate ed algide da non strappare una lacrima neanche con le pinze...
Probabilmente, togliendo l'elemento malattia dalla vicenda, e concentrandosi per una volta su qualcosa di semplice(ma potenzialmente forte) come un confronto padre-figlio onesto e sincero, i personaggi migliori(di Kline e Christensen) avrebbero potuto decollare, ed offrirci qualcosa di più interessante, facendo in modo che la sceneggiatura non scivolasse nell'epilogo stucchevole ed ovvio.
Peccato. Kevin Kline è sempre un mostro di bravura, e Christensen post-Star Wars non sarà mai più così spontaneo e bravo(a parte ne "L'inventore di favole").
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta