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Suzume

Regia di Makoto Shinkai vedi scheda film

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La recensione su Suzume

di alan smithee
7 stelle

locandina

Suzume (2022): locandina

AL CINEMA 
Le forze della natura lasciano spesso l'uomo impotente ed inerme dinanzi al manifestarsi di eventi come terremoti e maremoti, di fronte ai quali ogni opera ingegneristica e architettonica tende a cedere ad una potenza difficile da governare e sovrastare.
Per questo motivo, forse, la narrativa popolare e le storie che contraddistinguono territori anche economicamente e tecnologicamente evoluti come il Giappone, ma frustrati da fenomeni naturali dalle intensità sconvolgenti e dal manifestarsi fuori da ogni presunto controllo, alimentano racconti ove la fantasia si erge a strumento in grado almeno di esorcizzare l'avvento di nuove catastrofi, sperando anche nell'esistenza di forze o poteri superiori in grado di debellare questa potenza incontrastata ed assai pericolosa per la vita degli esseri viventi.
Una spinta creativa del genere potrebbe essere la risposta efficace e compatibile a giustificare l'esistenza di una storia fantastica dai risvolti molto intimi che il regista e sceneggiatore apprezzato e noto per film di animazione come Your name, ha inteso trasformare in un riuscito film, anche stavolta di animazione.
La storia si avvia con la bella diciassettenne Suzume che lascia come ogni giorno la casa della zia, con cui vive essendo orfana di genitori anche a seguito dello terribile tsunami che ha devastato molte città costiere del sud del Giappone, per recarsi in bicicletta a scuola.

scena

Suzume (2022): scena

Per strada incrocia la sua via con un bel giovane, che la ragazza nota subito, e che le domanda indicazioni riguardo ad un luogo con rovine.
La giovane gli indica un piccolo villaggio disabitato che si trova poco distante dalla casa della zia, nel distretto di Miyazaki, ma poi, incuriosita, finisce per seguirlo, scoprendo cose incredibili riguardo a quel ragazzo così affascinante.
Giunta in loco vede il ragazzo, di nome Sota, impegnato a cercare di bloccare una porta che si staglia nel bel mezzo di un laghetto artificiale, come un rudere apparentemente senza alcuna funzione.
Quella porta in realtà è la soluzione unica necessaria per bloccare alcune forze di un'altra dimensione, che producono filamenti giganteschi simili a vermi, che poi si abbattono sulla superficie terrestre creando terremoti.
Sota è un guardiano di quelle porte, impegnato a tenerle chiuse per sventare il manifestarsi di questi fenomeni altamente distruttivi.
Ferito dopo aver tentato di bloccare quella porta, Sota viene condotto a casa della zia di Suzume, e curato, ma l'apparire di un gattino apparentemente innocuo innescherà una sorta di sortilegio da cui inizierà a svilupparsi una storia avventurosa dai contorni fantastici e soprannaturali, ove la magia riesce a fondersi con la potenza di una natura che non ammette possibilità di scampo alla povera ed indifesa umanità, peraltro ignara di tutto l'accaduto.
Makoto Shinkai predilige le atmosfere fantastiche che si sprigionano sotto contesti naturali che esaltano la bellezza di paesaggi dai tratti idilliaci, che tornano tali anche quando la natura ha posto in essere agli sconvolgimenti naturali di cui un territorio sismico e vulcanico come l'intero arcipelago giapponese presenta.
E sviluppa la sua gradevole storia attraverso uno slancio fantastico che in qualche modo cerca di fornire risposte tangibili ad eventi che è difficile controllare e governare, come sono i movimenti tellurici che fanno tremare spesso quel territorio così altamente sismico.
E tra magie, trasformazioni grottesche (il bel Sota si trasforma per ¾ di film in una vecchia seggiola senza una gamba), effetti visivi che preannunciano movimenti sismici ma rimangono invisibili ai più, la storia della bella Suzumi lascia anche adeguato spazio ad un approfondimento introspettivo, entro il quale il valore della famiglia, naturale, acquisita o rimediata che sia, assume un valore centrale almeno come l'innamoramento che spinge a mettersi in gioco con tutte le proprie forze, anche oltre il limite di ogni ragionevolezza che si possa basare su leggi o fenomeni fisici ampiamente sperimentati.
Il film, anche stavolta più accurato nella descrizione dei luoghi e dei contorni che non nella definizione puntuale dei personaggi, esteticamente un po' sempre uguali al canone esteriore dei manga nipponici, si segue con passione e scivola via nelle sue due ore di racconto, facendosi apprezzare e forse anche amare.
 
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