Regia di Enrico Caria vedi scheda film
Nei sobborghi romani il trucido Scellone spaccia Blek Giek, droga potentissima che riduce i tossici in stato di morte apparente. Ma un giorno Scellone si ritrova ad avere urgente bisogno di un cuore nuovo...
Terza regia per Enrico Caria e primo discreto successo di pubblico dopo 17 (1992) e Carogne (1997). Blek Giek è una commediola sgangherata dalle tematiche ormai abusate (il mondo allucinato dei tossici, i trucidi sobborghi romani, il tragicomico mondo della malavita) in cui i personaggi sono eterne macchiette destinate a non significare nulla, a non apportare alla storia alcun tipo di morale; la sceneggiatura è dello stesso Caria e non prevede grandi colpi di genio, ma neppure particolari cadute in basso, lasciando perciò che la pellicola si attesti come innocuo dispensatore di risate banalotte. Il tris di nomi comici al centro del film è formato da Biagio Izzo, Lillo & Greg: poteva sicuramente andare peggio, ma l'impressione valida per tutti e tre è che manchi un vero protagonista e ci si trovi di fronte a tre buone spalle. Per il regista l'esperienza con il cinema di fiction è comunque destinata a prendersi una lunga pausa: il successivo lavoro, Vedi Napoli e poi muori, arriverà solo nel 2007 e sarà un documentario di sottile e ironica denuncia: ovvero tutto ciò che in Blek Giek manca e non è detto che nelle intenzioni di Caria non fosse invece considerato fra gli obiettivi secondari del film. 3/10.
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