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Il cielo brucia

Regia di Christian Petzold vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il cielo brucia

di laulilla
8 stelle

Il film, come il precedente Undine, cita – per immagini – la concezione delle antiche filosofie: esiste stretta corrispondenza fra il Microcosmo umano, e il Macrocosmo, nato dal Caos primigenio. Dall’equilibrio di acqua, fuoco, terra aria, dipende, infatti, la salute e la sopravvivenza degli esseri viventi e perciò dell’umanità

 

 

Il film ci immerge dapprima in un’atmosfera un po’ rohmeriana: brevi e semplici conversazioni fra due amici, presto interrotte da un incidente imprevisto: l’auto su cui viaggiano senza fretta va in panne sulla scorciatoia poco trafficata che attraversa un bosco.

Erano diretti per una impegnativa vacanza-studio, carichi di bagagli e di libri, verso una casa fra il Mar Baltico e quel bosco, non lontano da Ahrenshoop.
È la villetta della madre di Felix (Langston Uibel): con lui è l’amico Lion (Thomas Schubert), entrambi artisti, impegnati diversamente nella rappresentazione della realtà.
Felix ama la fotografia: intende concludere al mare il portfolio degli scatti che gli apriranno le porte dell’Accademia; Lion è uno scrittore: deve incontrare in quella casa Ulrich (Matthias Brandt) l’editore che gli pubblicherà il suo secondo romanzo,”Sandwich Club”.


La casa, però, non è libera: la madre di Felix ha dimenticato di informare il figlio d’averla prestata, per un breve periodo, a Nadja (Paula Beer), graziosa giovane che vende gelati presso la spiaggia, dove ha conosciuto Devid (Ennio Trebs), fascinoso bagnino.
I due amici erano stati, pertanto, costretti a dormire nella stanza più piccola e a udire i segnali dell’amore focoso fra Nadja e Devid, che i muri troppo sottili facevano arrivare dalla stanza adiacente…

 

Ora il regista, Christian Petzold, mette a fuoco meglio la diversità non solo fisica dei due giovani, di cui avevamo colto i primi indizi all’inizio del film: mentre infatti Felix – ottimista e gioioso, ma stanco del viaggio e degli inconvenienti che ne erano seguiti – si era addormentato, Lion – cupo ed egoista – si agitava, sudava  e infine decideva di passare la notte fuori, sul terrazzo vicino al bosco, senza alcun sollievo: strani e minacciosi rumori lo impaurivano, mentre nulla lo liberava dal caldo intenso – più insopportabile per il suo sovrappeso – la cui origine, a lui, come a tutti, era ignota.
Nessuno voleva vedere, infatti, il rosso orizzonte del mare né il continuo librarsi degli elicotteri antincendio per spegnere le fiamme che il vento surriscaldato dirigeva attraverso il bosco, sconvolgendo le rassicuranti valutazioni dei meteorologi locali, preoccupati di non danneggiare la stagione turistica.

Allo stesso modo anche le belle speranze della vacanza serena dei due giovani forse in procinto di realizzarsi, si infrangevano a contatto con la realtà dura – a lungo rimossa – del dolore e della morte: Felix – il quale nell’imprevisto e solidale* amore per David, aveva infine trovato il senso della vita – e perciò accettava il proprio destino; ma non Lion che continuava a credere nell’amore e nell’arte e inseriva la sua fede nel solco tardo-romantico della poesia di Heine.

 

Non è un caso che il film si concluda con l’ampia citazione - fatta propria da Lion  e recitata da Nadja – dal Romancero (1851):

 

 Ogni giorno passeggiava la bellissima

figlia del Sultano avanti e indietro
di sera ai bordi della fontana,
dove zampilla la bianca acqua.
Ogni giorno stava il giovane schiavo
di sera presso la fontana
dove zampilla la bianca acqua;
ogni giorno era sempre più smorto.

 

Una sera la principessa andò
presso di lui con rapide parole:
“Voglio sapere il tuo nome,
la tua terra e la tua gente.”
E lo schiavo disse: “Il mio nome è
Mohamet, vengo dallo Yemen,
e la mia tribù è quella degli Asra,
coloro che muoiono quando amano.”

 

Un bel film - Orso d'argento alla Berlinale del 2023 - non una commedia, come viene un po' troppo sbrigativamente definito, ma un' opera dura e drammatica, ricca di allegorie e di simboli che ne modificano a poco a poco l'inizio gioioso e spensierato.

Un grande Petzold, ancora una volta ottimo nella direzione dei bravissimi attori e nel guidare un percorso narrativo non facile.

 

 

*È ben riconoscibile, nella rappresentazione dei due amanti avvinghiati in un estremo abbraccio prima della morte, il riferimento a Rossellini e al suo Viaggio in Italia

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