Regia di Christian Petzold vedi scheda film
La commedia apocalittica di Christian Petzold è un’imprevedibile riflessione sulle relazioni e sulla creazione artistica, l’ennesima della 73esima Berlinale. Leon è uno scrittore al suo secondo romanzo, in crisi e in attesa di una conferma da parte del suo editore; Felix è un fotografo che deve creare un portfolio per l’ingresso in una scuola d’arte. Decidono entrambi di spendere qualche giorno estivo nella casa nel bosco di Felix, dove potranno isolarsi e portare a termini i loro lavori. Ma Felix ha solo voglia di divertirsi, e Leon - che è ostile con chiunque - non può accettare la cosa, benché nemmeno lui sia il più ostinato degli stakanovisti. In casa però c’è un’intrusa: Nadja, legata alla famiglia di Felix e stanziata nella casa che sfrutta come appoggio durante un lavoro estivo. La vita dei tre protagonisti, più qualcun altro che fa capolino per strada, è destinata a cambiare radicalmente quando degli incendi cominciano ad invadere le foreste circostanti e si avvicinano pericolosamente alla loro casa.
Il tono leggero e romantico del nuovo film di Petzold non nega fin dall’inizio un approccio che è problematico e stratificato. L’inquadratura della psicologia di Leon, incapace di guardare oltre il proprio naso, è l’unità di misura ingannatrice di una coralità che diventa misteriosa, nonostante il suo candore e la sua semplicità. Leon sarà in grado di prendersela un po’ con tutti, per il puro principio di non essere il centro dell’attenzione. Con una regia invisibile Petzold lo prende un po’ in giro, illudendo che si tratti di un idillio rohmeriano post-adolescenziale; il proseguire della vicenda costringerà Leon (e lo spettatore) a rivedere i toni del film, rivelando un’anima ben più cupa, incapace di produrre una catarsi perché Leon è ben lungi dal capire davvero cosa succede. Lo sguardo romantico finale, secondo le diverse sensibilità, potrebbe sembrare un nuovo abisso incolmabile, e a pensarlo non si avrebbero tutti i torti
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