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Music

Regia di Angela Schanelec vedi scheda film

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La recensione su Music

di EightAndHalf
7 stelle

Shellac è alla produzione una garanzia di sguardo alieno e anomalo: Helena Wittmann e Alessandro Comodin sono solo due dei vari registi indipendenti che vantano quel marchio. Adesso il nuovo progetto Shellac è il nuovo film di Angela Shanelec, che è già di per sé un alieno nella generazione contemporanea di autori europei, che sfruttano - per farla semplice - camera fissa e racconto ellittico per narrare le loro storie.

Infatti Shanelec, che tanto pare adeguarsi a questo formato, in Music tenta la provocazione stilistica, ambientando la sua storia in Grecia dove, si sa, il cinema lanthimosiano ha la meglio nella rappresentazione di quella cinematografia nazionale nei festival europei. La sua storia piena di non detti e di elementi ancestrali (si apre su almeno un minuto intero di nebbia che attraversa un paesaggio) si rifà al mito greco, così come il mutismo generalizzato e l’apparente freddezza sembrano sposare la New Wave greca. 

Nonostante ciò, la regista tedesca prende altre strade. Non solo nega qualsiasi posa scontata alle sue inquadrature, sfruttando composizioni figurative ingannevoli - piene di false prospettive, di geografie irrealizzabili, di orizzonti negati - ma sovrascrive ad ogni dettaglio l’intensità di un paesaggio, di un’osservazione inessenziale e contemplativa. Così che il film, che tanto sembra epurare una storia complessa, in realtà fa tutto il contrario mostrando l’inessenziale, o meglio mostrando quello che appartiene a qualche altra legge scenica. Quale sia questa legge, sta all’attività diretta dello spettatore deciderlo: lo spettatore può tentare di ricostruire i pezzi del puzzle oppure può intuire le relazioni e il tempo che silenzioso passa, salta e va avanti senza alcun criterio specifico, imprevedibilmente. La realtà di Music non è una realtà di cui vediamo dei frammenti; è letteralmente un’altra realtà, bressoniana e per nulla cinica, che trova nei rari movimenti di camera motivo di emozione e catarsi.

Trovando un contatto fra mito e melodramma - le tantissime musiche a fine film, il protagonista è pure un soprano maschile - ma rivelandosi disinteressato al loro perfetto amalgama, il film di Shanelec è tutto tranne che una posa. È invece l’enorme enigma di un cinema fuori misura.

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