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Manodrome

Regia di John Trengove vedi scheda film

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La recensione su Manodrome

di EightAndHalf
2 stelle

Ralph è un aspirante bodybuilder e über, fidanzato con Sal e in attesa di un figlio da lei. Sempre scontroso e piuttosto saccente, Ralph nasconde un animo manovrabile: quando conosce Dad Dan, capo di una setta misogina (Manodrome), si fa conquistare dai suoi rituali e dai suoi mantra (“io ho scoperto il fuoco e non lo lascerò a nessun altro”), portandolo ad esasperare tutti i suoi istinti più brutali. Salvo che, dentro di sé, Ralph ha scoperto di essere omosessuale, ed è incapace di ammetterlo. 

Se ci fosse il logo di qualche marchio come Marvel o DC potremmo facilmente inquadrare Manodrome come un altro Joker, la genesi crudele e agghiacciante di un supercattivo isterico che non accetterà mai la realtà delle sue emozioni. Il film, però, ha pretese più serie, e Ralph è “solo” un membro medio della working class, dalla vita normale e dalle abitudini normali. Questa accozzaglia di scene in cui Ralph viene convinto ad essere misogino e superomistico, fra neonazismo e RedPill, è quanto di meno credibile potesse essere concepito, giustificabile solo con l’idea che Ralph sia sostanzialmente un soggetto borderline (che a volte cambia idea, a volte si sente stronzo, a volte si sente Dio); eppure il suo stato borderline è “semplicemente” indotto dalla sua omosessualità repressa, come rimosso ingombrante che non lo rende più padrone di se stesso. Il risultato è che questo personaggio inumano, improbabile ma nemmeno macchiettistico, viene “attivato” dal film a generico piacimento di sceneggiatura per una serie di scarti di tono che hanno l’unico obbiettivo di sconvolgere, scandalizzare, come jump scares di un horror “sociale”. Il modo in cui Ralph si rivela meccanismo o addirittura “interruttore” di una sceneggiatura a comportamenti stagni induce il sottoscritto a credere che si tratti di un caso di pigrizia di scrittura con pochi precedenti. Talmente greve e talmente poco supportata dalla regia (impersonale, con vaghi virtuosismi abbastanza irrilevanti) che il film si rivela insoddisfacente sotto qualsiasi profilo, convinto di “discutere” un tema sociale (la violenza di Ralph, con condimento di depressione di Sal) ma di farlo con lo stesso grezzume di un Ralph che azzoppa un Babbo Natale di fronte a un supermercato lasciando l’auto in mezzo al traffico: “veniamo da posti brutti” è l’alibi preferito di tanti film, e onestamente dovremmo essere tutti stanchi.

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