Regia di João Canijo vedi scheda film
Se si guarda Viver Mal dopo Mal Viver si inizia a giochi già iniziati, e l’esperienza è assolutamente diversa. Nello stesso albergo, nell’arco delle 24h in cui si riempie di quegli ospiti che in Mal Viver sfogavano i loro misteriosi drammi nel sottofondo, Viver Mal esplode quelle storie su tre racconti separati ma sincroni: tutti crudeli, cinici, fatti di rapporti tossici e degenerati. In questo eccesso, cadenzato dalle complesse inquadrature pluristratificate di Canijo, il dramma di Mal Viver si consuma in sottofondo, e diventa un disturbo comico: la contemporaneità dei drammi è già di per sé un melodramma fatto e finito, nell’incoscienza mutua delle storie parallele. Potresti sentire urla, gemiti, litigi nel background dei personaggi, mentre ci troviamo altrove, e già questo allude all’idea di un Inferno ipocrita sulla terra. Le storie di questi dannati sono già avvenute e sono già arrivate al punto di non ritorno: il loro incastro in questo truce collage è solo il loro contrappasso.
Due ore di tensione grottesca assoluta, fra tradimenti, madri-megere e amori infelici, un filo teso fra l’assurdo e il paradossale.
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