Regia di Giacomo Abbruzzese vedi scheda film
Disco Boy è un film molto particolare, e, dopo averlo visto avevo la chiara sensazione di non averci capito assolutamente niente.
Poi ho fatto passare qualche ora lasciando che il film in qualche modo sedimenti nella mia mente e nel mio cuore, per vedere cosa ne sarebbe uscito dopo.
Devo dire, che qualche ora mi ha aiutato a schiarirmi le idee e a capire come in questo film ci siano tre film diversi, uno sull’immigrazione dell’est Europa, uno sulla guerra e uno sulla mente del nostro protagonista.
Il protagonista è Franz Rogowski, attore che abbiamo visto anche in Lubo, e che conferma la sua grande bravura. Il film in qualche modo gira tutto attorno a lui.
Pellicola che è molto pretenziosa e, forse, pure troppo. Se è evidente che tutto è chiaro nella testa del regista, è altrettanto evidente che nella realtà il film presenta più di un problema.
E’ apprezzabile la grande voglia, da parte del regista, di creare un film importante e che non è facile da trovare nel panorama cinematografico.
Purtroppo la sceneggiatura perde spesso ritmo e il montaggio accentua questa difficoltà a trovare una buona cadenza.
Per quanto io non abbia apprezzato la divisione quasi fisica delle tre parti del film, credo sia una cosa voluta dal regista e in questo caso decisamente riuscita.
Da evidenziare la bella fotografia di Helene Louvart che abbiamo visto sempre come direttrice della fotografia nel film La Chimera.
Il film è assolutamente da vedere perchè è una prima prova da regista di Abbruzzese molto interessante.
Non è probabilmente quel capolavoro che da qualcuno ho sentito dire, ma è molto interessante.
Ho letto che questo film è uscito in sole 34 sale in tutta Italia… come si può pretendere che possa essere anche solo conosciuto? E si che ha vinto l’Orso d’Argento come miglior contributo artistico (premio dato alla direttrice della fotografia).
E’ qualcosa di nuovo nel mondo del cinema italiano.
Io vi consiglio di vederlo, sapendo che si andrà a vedere un film molto diverso dal solito dove luci, fotografie, colori descrivono ciò che spesso la parola non riesce a proporre.
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