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Il gusto delle cose

Regia di Tràn Anh Hùng vedi scheda film

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La recensione su Il gusto delle cose

di steno79
8 stelle

"La passion de Dodin Bouffant" è un film anomalo per certi versi, una pellicola di oltre due ore incentrata sulla meticolosa preparazione di pietanze della cucina francese poco note qui in Italia, un film dunque che non risulta molto incentrato sulla trama, ma che si inserisce in quel sottogenere di cui anni fa "Il pranzo di Babette" fu uno dei più noti esponenti, un cinema dove le dinamiche psicologiche e in un certo senso perfino "filosofiche" passano attraverso il cibo.

Dodin è un raffinato gourmet e chef che si avvale della preziosa consulenza di Eugenie, cuoca non meno preparata di lui e amante occasionale che ad un certo punto potrebbe diventare moglie, ma il destino potrebbe avere in serbo alcune sorprese per questi personaggi che vivono in una Francia di fine Ottocento. Il film si avvale di una fotografia di Jonathan Ricquebourg che propone armoniose palette cromatiche dove l'occhio dello spettatore rimane a tratti incantato dalla suggestione visiva, con il cibo che si fa metafora di un approccio sereno, composto alla vita, lontano dall'epicureismo fine a se stesso quanto dalle pulsioni autodistruttive de "La grande abbuffata" ferreriana. Il film, ribattezzato "The taste of things" nella versione internazionale, si prende i suoi tempi su una durata di 135 minuti e non ha paura di apparire prolisso ad una parte del pubblico, è diretto dal franco-vietnamita Tran Anh Hung che negli anni 90 aveva colpito le platee dei festival soprattutto con "Il profumo della papaya verde" e "Cyclo", è una proposta tutto sommato originale in un panorama di cinema francese d'autore spesso asfittico. Alla pregevole riuscita complessiva dell'opera concorre in maniera determinante la prestazione attoriale della coppia Binoche/Magimel, un tempo coppia anche nella vita con un figlio in comune, entrambi molto coinvolti dal progetto e capaci di esprimere l'interiorità dei personaggi con minimi cenni, uno sguardo o una increspatura del viso, tuttavia direi che questo è sicuramente un film di attori perché le loro interpretazioni sono molto importanti nel dare un senso a quasi tutte le sequenze, mentre i caratteristi hanno relativamente poco da fare. 

Premiato per la migliore regia a Cannes 2023 e proposto dalla Francia per le nomination agli Oscar preferendolo a "Anatomia di una caduta", che si è ampiamente rifatto col risultato finale, questo Dodin è un film volutamente anacronistico, ma può essere una salutare boccata d'aria nel panorama attuale.

Voto 8/10

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