Regia di Sam Fell vedi scheda film
Quando, alcuni mesi fa, la casa di produzione Aardman Animation aveva annunciato l'arrivo nel dicembre del 2023 del sequel di Chicken Run (Galline In Fuga), non nego che al pensiero di un ennesimo secondo capitolo non richiesto prodotto dall'industria dell'animazione cinematografica occidentale ero parecchio scettico, influenzato dai troppi seguiti inutili realizzati negli ultimi dieci-quindici anni da multinazionali come Disney e, soprattutto, Dreamworks - vera e propria fautrice verso la fine degli anni Duemila di questa insulsa rincorsa ai sequel a causa di una sempre crescente volontà di spremere fino al midollo i propri titoli di punta a livello di incassi e di notorietà. L'unico mio barlume di speranza circa la qualità di questo lavoro in arrivo era l'estrema credibilità artistica, nonché artigianale, e la costante serietà nella comunicazione della Aardman, studio inglese, quindi slegato - quando non "ingaggiato" da realtà come Dreamworks - dalle politiche dell'ambiente hollywoodiano e statunitense, con ormai mezzo secolo di storia nell'arte della stop-motion alle spalle. Nel 2000, Galline In Fuga era risultata un'opera audace e straordinariamente d'impatto per ciò che concerne il cinema "di genere" proposto nel campo animato del "grande schermo", vuoi per il pensiero, allora coraggioso e realmente nuovo, di Jeffrey Katzenberg di promuovere un tipo di animazione cinematografica d'avventura drammatica e/o ironica - ma sempre dai forti temi sociali e pungenti - che andasse in controtendenza con la - già allora - Disney perbenista del periodo "rinascimentale", vuoi per l'assoluta lungimiranza dei creatori responsabili della regia e dello script del lungometraggio: gli storici animatori e produttori della Aardman Nick Park e Peter Lord (menti creative dietro ai principali franchise dello studio come Wallace & Gromit e Shaun). Con buona probabilità, quindi, la casa di produzione inglese non avrebbe fatto fiasco proponendo il sequel del film che, ormai ventitre anni fa, aveva lanciato la Aardman nei cinema di tutto il mondo grazie al sodalizio con la Dreamworks Animation.
Ciò che, inoltre, mi aveva fatto ben sperare nella riuscita artistica di questo secondo capitolo era stata la scelta del regista, Sam Fell, artista inglese dalle straordinarie capacità tecniche e organizzative nella gestione della produzione di film interamente realizzati in passo-uno (o in passo-due nel caso delle opere della Aardman), notoriamente la tecnica d'animazione più complessa e, al tempo stesso, più dispendiosa in termini di budget e di ore materiali di produzione e di riprese in assoluto. Fell, infatti, a metà degli anni Duemila era stato il regista sempre di un film del sodalizio Aardman-Dreamworks, Giù per Il Tubo (2006), e, soprattutto, nel 2012 era stato il co-regista, assieme a Chris Butler (Kubo e La Spada Magica, Missing Link), del capo d'opera ParaNorman dei Laika Studios, lungometraggio meraviglioso, secondo solo ai film di Henry Selick in quanto a complessità tecnica nella costruzione scenografica, fotografica ed estetica dei design e dei set. Il fantomatico seguito di Galline In Fuga, dunque, lo attendevo con fervore da mesi, e finalmente sono riuscito a vederlo, anche se purtroppo alla televisione e non al cinema siccome prodotto da e per Netflix (ma questo è un altro lungo, contemporaneo ma ormai anche stantio discorso).
Galline In Fuga 2: L'Alba dei Nugget è riuscito a supirmi? No, ma si difende molto bene dal marasma di secondi capitoli d'animazione pigri e inutili che escono al cinema da tre lustri a questa parte. Più che il soggetto e la sceneggiatura di Karey Kirkpatrick e di John O'Farrell, che portano la storia dei personaggi principali a svilupparsi in modo tanto coerente con il film originale quanto prevedibile, con una nuova generazione di galline indipendenti e reazionarie pronte a diventare paladine dell'ecoterrorismo animalista contro gli allevamenti intensivi di pollame (l'idea e la realizzazione all'interno del film sono geniali e, sia politicamente che espressivamente, ben interpretate dai protagonisti), a rendere Chicken Run 2: Dawn of the Nugget un lungometraggio godibile e artisticamente valido sono la regia di Fell e la cura estetica dell'opera.
Oltre a ritrovare alcuni dei virtuosismi registici di ParaNorman, come per esempio riprese in free-cam che compiono brevi ma spattacolari piani sequenza panoramici, oppure riprese in interni gestite alla perfezione con dolly zoom in movimento (ricordo che nella stop-motion tutto, anche le camere, sono reali e si spostano su setting fisici costruiti ad hoc in scala ridotta), il gusto sopraffino di Fell per lo spirito più action e comico dei cosiddetti "escape movies" - dopotutto, a detta di Nick Park e di Peter Lord, proprio Galline In Fuga deriva dalla loro idea bizzarra e brillante di riproporre con delle galline il classico d'avventura La Grande Fuga (1963) di John Sturges - trasforma la trama (piuttosto debole a livello di effettivo sviluppo d'intreccio) in una spericolata corsa verso la sopravvivenza costellata di buone parti umoristiche (complice anche la coppia dei due topi aiutanti, inscenata sempre in secondo piano ma mai in modo del tutto superficiale) e con un ottimo ritmo d'azione. Come punte tecniche di diamante si devono necessariamente riconoscere una cura estremamente rara nella costruzione scenografica, inclusa una incantevole fotografia perfettamente in accordo con le ambientazioni e con le relative espressività di stati d'animo contestuali presenti nel film, e la pulizia - soprattutto grazie all'ausilio del polishing tramite VFX - delle statue di argilla utilizzate nel lungometraggio, la quale consente di respirare un'aria meno pesante e opprimente rispetto a quella del primo capitolo (girato per la maggior parte in un allevamento-lager). In Galline In Fuga 2: L'Alba dei Nugget, si osservano una Aardman più vicina ai verdi paesaggi presenti nel proprio corto del 2021 Robin Robin (Un Pettirosso di Nome Patty); una natura rigogliosa e un senso di pacatezza e di pace - quando gli esseri umani sono assenti - radicalmente opposti al clima teso che si percepiva in Galline In Fuga nel 2000. Tale contrasto, anche nella gamma di colori e nella costruzione delle atmosfere, rende questo sequel una interessante seconda parte delle rocambolesche vite delle galline più indomabili del cinema moderno. Il film, dunque, non risulta di certo un'opera di chissà quale spessore cinematografico, tuttavia conduce verso un lieto fine - e, anzi, per le parole espresse nel lungometraggio, conduce verso un "lieto inizio" - una delle imprese filmiche più ardite degli ultimi venticinque anni di storia dell'animazione. Viva la Aardman!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta