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Spaceman

Regia di Johan Renck vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Spaceman

di Souther78
6 stelle

Curiosa "incursione" di Sandler fuori dalla commedia (demenziale), che in parte delude per le potenzialità non messe del tutto a frutto, ma che risulta comunque sufficientemente godibile e interessante. Se la trama non sembra originalissima, probabilmente è perchè non lo è. E', però, la fantascienza con attitudini introspettive, che vorremmo di più

 
Adam Sandler in un ruolo drammatico! Questo è, senza dubbio, il primo pensiero che salta in mente guardando la scheda del film.
 
Vuoto. Solitudine. Paura. Il grande schermo ci ha abituati a qualsiasi variazione sul tema, fin troppo palesemente metaforico, dello spazio cosmico come riflesso di quello interiore.
 
Difficile non andare con la mente a Solaris, Ad Astra, Gravity, al fatale 2001 Odissea nello spazio, senza ovviamente dimenticare neppure Alien.
 
Vuoto. Solitudine. Paura.
Cosa potrebbe destare le ancestrali paure umane, più del trovarsi soli, nel vuoto cosmico, magari dinanzi a una presenza aliena? 
 
Per ritrovarsi occorre prima perdersi. E quale posto migliore del nulla assoluto, per riuscirci?
 
In un imprecisato (e improbabile) futuro, il nostro compie una missione in solitaria che sembrerebbe incomprensibile a tutti quelli che non siano mai stati animati da una sincera voglia (o, forse, bisogno?) di esplorare, magari fino là, dove nessuno è mai giunto prima.
Forse Enzo Baldoni, il giornalista scomparso in Iraq, che, nelle parole di Samuele Bersani, ci ammonisce: "Per capirmi è necessaria la curiosità di Ulisse/ di viaggiare in solitaria/ vedendo il mondo per esistere”.
 
A volte, però, un mondo solo non ci basta neppure. E se l'universo intero fosse invece racchiuso proprio in noi? Ascendere per trascendere?
 
Già detto? Già visto? Forse è così. Forse non del tutto. 
 
Semplicismi e semplificazioni accompagnano la visione dall'inizio alla fine, e a volte sembra di averne abbastanza. E' proprio a quel punto che arriva qualcos'altro a occuparci il pensiero: la paura dell'ignoto, del mostro, o il dubbio di cosa sia reale e cosa allucinazione. Così, magari altalenando e un po' "barando", la trama si dipana fino a una conclusione perfino un po' troppo improvvisa.
 
Non fa gridare al miracolo, ma neppure rimpiangere il tempo trascorso dinanzi allo schermo. E questo, oggi, è molto più che qualcosa.
 
Nessun premio per l'originalità, e qualche dubbio sulla verosimiglianza di numerosi elementi. Consistente la prova attoriale del protagonista. Effetti speciali ridotti all'essenziale, lasciando più spazio all'immedesimazione emotiva e sentimentale, anzichè fisica e cognitiva.
 
Film modesto eppure ambizioso, che si distacca dalle pietre miliari del genere per l'eccessivo livello di spiegazione, anche attorno alle questioni che sembrerebbero facilmente comprensibili pure senza particolari delucidazioni: qualche "non detto" in più avrebbe di sicuro giovato.
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