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Il mondo dietro di te

Regia di Sam Esmail vedi scheda film

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La recensione su Il mondo dietro di te

di YellowBastard
6 stelle

Tratto dal romanzo Leave the World Behind di Rumaan Alam e scritto e diretto da Sam Esmail, creatore della premiata serie TV Mr. Robot, disponibile in esclusiva su Netflix e prodotto (anche) dai coniugi Barack & Michelle Obama (devo forse spiegare chi sono?), Il mondo dietro di te non è esattamente un prodotto originalissimo, anzi è molto derivativo e non mostra niente di (veramente) nuovo ma ha comunque forma (soprattutto) e ritmo e trae la sua forza maggiore da un cast di ottimo livello che comprendente il due volte premio Oscar Maharshala Ali, una ritrovata Julia RobertsErthan Hawke, i giovanissimi Myha'la HerroldFarrah MackenzieCharlie Evans (Charlie X?) e la partecipazione, in un ruolo minore, di Kevin Bacon.

 

Il mondo dietro di te, recensione del film su Netflix con Julia Roberts

"L'apocalisse bussa alla porta.."

 

Un thriller predisposto a sfociare (ma più a parole che nei fatti) nel disaster movie e piacerà soprattutto ai “profeti” della fine del mondo e (soprattutto?) di tutto quel cinema capace di fare da cerniera tra una schietta e ruvida analisi di un ben preciso momento storico (il nostro!) e la teorizzazione di una possibile/probabile apocalisse (guidata però dall’interno) rievocando, fin dai primi minuti, un’atmosfera a metà tra il dramma familiare e il complottismo distopico, molto da anni’70, di cui è possibile cogliere i tantissimi rimandi ai tanti classici del genere.

La trama stessa è una rivisitazione di molto cinema di M. Night Shyamalan, ad esempio, e di titoli quali SignsE Venne il Giorno o The Village e, soprattutto, il recentissimo Bussano Alla Porta, sia per come è costruita l’attesa che per come sono disseminati gli indizi (e di come si contraddicono, a volte, tra loro) ma anche per l’uso della natura (e degli animali) in un modo così perturbante.

 

Vi sono però riferimenti anche al cinema di John Carpenter o di David Cronenberg per il gelido sguardo con cui contempla una critica politica e sociale dell’America disegnandone un quadro alquanto pessimistico, a partire dalle tensioni razziali (non è certo un caso che le due famiglie obbligate a convivere tra loro siano di due gruppi etnici differenti) fino al monito anti tecnocratico, di come siamo ormai sostanzialmente troppo dipendenti dalla tecnologia senza la quale siamo totalmente persi o indifesi, tema questo a cui Esmail è particolarmente legato.

Ma il film non è soltanto un semplice complottismo tout court, con la teoria stereotipata dei poteri forti e/o dei grandi burattinai che governano il mondo nell’ombra, o metafora cinematografica delle crisi globali, da quella finanziaria a quella pandemica che ha accresciuto diseguaglianza e ingiustizia sociale, quanto piuttosto di come le disponibilità economica sia divenuta ormai la chiave di un nuovo classismo, più ancora di razza, religione e/o politica che assumono invece contorni sempre più sfumati e incompleti, e nella quale l’informazione (e meglio il suo controllo e la sua eventuale manipolazione) sia ormai diventa l’arma più importante.

 

Speciale Il mondo dietro di te e Bussano alla porta: la spiegazione del  finale, le tematiche in comune, le situazioni speculari nella trama -  Gamesurf

"..e arriverà via mare,..."

 

Il Mondo dietro di te funziona (forse) come thriller ma vuole essere anche (soprattutto?) un’opera morale (o moralistica?), mostrandoci cosa è diventata la società americana (non solo?), una società individualista all’estremo e dove la fiducia nel prossimo è talmente ai minimi termini da vedere un nemico in chiunque gli stia attorno, predisposta ormai al conflitto in un modo tale che risulta estremamente facile ingannarla, destabilizzarla, mettendo gli uni contro gli altri.

 

Ma invece di lasciare spazio all’emozione Esmail, all’esordio in un lungometraggio, sceglie di mostrare tutto, anche con interventi registici sempre più esibizionistici sul piano stilistico (come arditi movimenti di macchina anche a 360°) e, contemporaneamente, di spiegare anche in modo didascalico (o verboso?) su quello politico, sempre attraverso una messa in scena efficace e a personaggi forse troppo stilizzati (e comunque credibili) ma, forse proprio per questo, capaci di attirare comunque l’attenzione dello spettatore.

 

Cosa porterà, quindi, all’apocalisse “americana”?

Il razzismo liberale dei bianchi, ad esempio, o le divisioni di classe, i complottisti e i teorici della cospirazione (ma anche gli stessi autori del libro/film non rientrerano forse nel gruppo?) o i survivalisti e gli estremismi ma anche le compagnie telefoniche (che, qualsiasi cosa succede, per gli americani c’entrano sempre qualcosa), le fluttuazioni del mercato, le automobili a guida automatica (e le Tesla trasformate in armi, date le posizioni controverse, per una certa area politica, di Elon Musk, non sembrano affatto una scelta casuale), i nemici esterni e interni dell’America, i media delle comunicazioni e tutto quanto dimostri come l’America sia ormai diventato uno stato “disfunzionale” popolata da persone, come la protagonista Julia Roberts, che non si amano più tra loro.

Un’America “estremista” (ma il problema è capire chi è il più estremista) e diviso, facilmente manipolabile sia dall’esterno che dall’interno.

 

Il mondo dietro di te e il finale ambiguo, l'autore del romanzo: "Nemmeno  io lo so" | Cinema - BadTaste.it

"..via cielo..."

 

Il Mondo Dietro di Te si presenta quindi come una “lista” di tutto ciò che non funziona negli Stati Uniti, almeno secondo una certa linea di pensiero, ma con una enfasi talmente inesorabile che alla fine non si può non esserne d’accordo, in un assalto frontale tale da stemperarsi addirittura nell'ideologia, nello spettatore come anche nei personaggi stessi a confronto con eventi talmente enormi e così fuori controllo che nessuno ne ha davvero il controllo. Nemmeno le persone benestanti o di potere.

E dove il massimo che ci si può augurare e che qualcuno ci avverta per tempo in modo da poterci salvare.

 

Ma Il mondo dietro di te è soprattutto un film d’attori e, anche se il cast appare comunque all’altezza, appaiono più che altro bloccati o come fuori posto (!), interessanti solo a intermittenza, con una Julia Roberts perfetta nei panni della nevrotica insopportabile e un manieristico Ethan Hawke in quanto istantanea del maschio (bianco) in crisi d’identità,  Mahershala Ali porta in scena il suo classico aplomb, quasi aristocratico, e la consueta eleganza mentre Myha'la Herrold ha l’attitudine scostante e ribelle tipica dell’adolescenza.

Ma sono soprattutto Rose e il fratello a rappresentare la Generazione Z e la loro (totale?) mancanza di empatia verso gli altri come anche l’incapacità di vivere fuori da uno schermo e di costruire "vere" relazioni umane che non siano soltanto virtuali.

Ma la colpa non è (soltanto) loro ma di chi gli ha insegnato che non solo è possibile ma anche molto più "facile" vivere in un mondo virtuale che non nella realtà.

Ovvero proprio quelli che hanno colpevolmente contribuito a costruire un mondo da cui è preferibile fuggire e in cui non vogliono vivere.

 

E, in questo senso, un’apocalisse (!?) che ribalterebbe questo mondo, comunque sbagliato (almeno secondo i suoi stessi autori), cancellandone molte delle sue prerogative, secondo l'ottica  delle nuove generazioni sarebbe poi davvero tutto questo grande disastro o, piuttosto, un'opportunità da sfruttare?

Dopo tutto non è proprio chi ha i maggiori vantaggi dal mantenimento dello Status Quo (l'1% della popolazione?) ad aver paura dei cambiamenti e quindi a temere per davvero (un cambio di "regime") l'apocalisse?

 

Tesla Model 3 attaccano Julia Roberts nell'ultimo film Netflix: il sogno  dei complottisti

"..e via terra."

 

VOTO: 6,5

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