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Damsel

Regia di Juan Carlos Fresnadillo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Damsel

di Lina
9 stelle

“Damsel” è una fiaba dark giovanile o per famiglie, che si rifà con classe e stile a soggetti straconosciuti e sfruttati da decenni al cinema – il drago volante sputafuoco, la caverna degli orrori, la damigella in pericolo che è tanto coraggiosa da riuscire a salvarsi da sola (in una situazione in cui, nella realtà, tutte noi saremmo morte di terrore o bruciate, altroché!) sfoggiando l’oggigiorno tanto apprezzato girl-power.

 

La sceneggiatura è ben scritta e delinea una trama magra, ma appassionante e avvincente, ricca di sequenze di avventura mozzafiato, che mettono in risalto l’intrepidezza di Elodie, un’eroina che non ha bisogno di nessun principe azzurro né di essere salvata.

 

È lei a condurre la storia e ogni sua dinamica o evoluzione, trovando la forza di reagire di fronte al pericolo e di rivoltarlo contro chi lo ha generato con le sue crudeli azioni.

Gradevole la parte finale in cui instaura una sorta di sodalizio con la draghessa, comprendendo il suo dolore, risparmiandole la vita, curandola e infine aprendole gli occhi sulla verità che le era stata nascosta.

 

Una trama dunque ben tessuta in cui prevale un profondo senso di giustizia e desiderio di castigare i cattivi. Dunque, se ci si aspetta di vedere il classico film d’amore di principi e principesse, si dovrà guardare altro. In questo caso, il principe è un essere insignificante, pavido e succube della perfida madre. Suscitano entrambi disprezzo.

 

Tante le scene coinvolgenti, a partire dal prologo accattivante che accenna a degli eventi funesti e drammatici, che verranno approfonditi meglio in seguito.

 

Buona la suspense, da batticuore alcune riprese e inquadrature (specialmente quelle dall'alto verso il basso e viceversa) e discreta anche se un po’ monocorde la narrazione tutta al femminile.

 

La regia di Juan Carlos Fresnadillo è elegante ed efficace. Tenta di riproporre un prototipo di fantasy vecchio stampo, eppure a mio avviso più godibile, perché estraneo a effetti speciali da videogame o ambientazioni di cartapesta.

Le scenografie, difatti, sono abbastanza realistiche e inquietanti. Torna l’uso del buio terrificante e delle penombre suggestive, dei rovi scuri, dei dirupi spaventosi e dei nascondigli tortuosi e tenebrosi. La caverna, in primis, si rivela un vero e proprio luogo da incubo; un labirinto da cui sembra quasi impossibile uscire. La protagonista, però, cercherà di capirlo grazie agli enigmatici graffiti incisi sulle pareti rocciose dalle precedenti vittime.

 

Ho amato il finale all'insegna degli istinti giustizieri. Non il consueto “e vissero tutti felici e contenti”, ma un epilogo vagamente apocalittico, in cui, dopo che tutti i nodi vengono al pettine, viene sterminata una stirpe di regnanti scaltra ed egocentrica, pronta a sacrificare vite innocenti per poter preservare la durata del suo impero spietato, infido e corrotto.

 

Io che amo gli animali, poi, e non sopporto chi li maltratta, ho tifato sin da subito per quei poveri draghetti che vengono uccisi senza che abbiano fatto nulla di male.

Mi sono immedesimata nel dolore della loro madre, provando empatia per lei – e credo che questo fosse uno dei fini del regista: raccontare la storia dal punto di vista dell’animale, piuttosto che dell’uomo.

 

La protagonista è interpretata con impegno da una talentuosa, carismatica e apprezzata Millie Bobby Brown – diventata famosa grazie al ruolo di spicco di “Undici”, che ha in “Stranger Things”. Il personaggio di Elodie sembra fatto su misura per lei e per le sue capacità attoriali. Riesce a portare da sola, con bravura, il peso di questo dark fantasy.

 

Ben calata Robin Wright nei panni della regina senza scrupoli. È quasi ironico e una sorpresa che la interpreti così bene – e chi se l’aspettava! – perché a suo tempo, anche lei interpretò ne “La storia fantastica” il ruolo di una bella principessa tratta in inganno dal suo principe, che decide di sposarla soltanto per poter raggiungere i propri scopi oscuri.

 

Perfettamente insipido Nick Robinson come principe-marionetta della madre, sempre pronto a gettare le sue mogli dal ponte e convincenti si rivelano anche Ray Winstone e Angela Bassett nei loro rispettivi ruoli.

 

A molti, quest’opera potrà sembrare un banale riassunto di altri fantasy noti, con idee e spunti riciclati, ma è risaputo che le favole presentino tutte gli stessi elementi basici, che nel tempo, sono stati anche rivoluzionati e ribaltati in mille modi. Tutto è stato raccontato e reinventato tante volte nel cinema, perciò, ormai, la differenza la fa solamente lo stile con cui si ripercorrono determinati stereotipi.

 

Nel complesso, a me come film è piaciuto molto sia a livello stilistico che recitativo. La messa in scena è buona, emoziona e mantiene alta l’attenzione. Ma apprezzabili sono anche i contenuti da perfetta parabola dark e la sottile morale sull’amore genitoriale intrinseco in ogni creatura vivente – nella draghessa in primis, ma anche nel padre di Elodie, che finisce con il pentirsi di aver sacrificato la figlia e tenta di rimediare, rischiando la vita per salvarla.

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