Regia di Lee W. Beaver (Carlo Lizzani) vedi scheda film
Questo western italiano a sfondo politico parte piuttosto bene, anche se nella sequenza iniziale fa un po’ ridere vedere Franco Citti con l’uniforme dell’esercito federale. Le enunciazioni decisamente razziste (nei confronti dei neri, dei messicani e delle donne) di Ferguson (Damon) fanno il paio con la lenta presa di coscienza del protagonista, sia come pistolero che come messicano e, in quanto tale, come sfruttato. Requiescant (Castel), il protagonista, che conosceremo soltanto con il soprannome, è uno dei pistoleros più strani mai visti sui migliori schermi: cappello rotondo (tipo saturno) da predicatore, la pistola legata in vita con una corda e la formula dei morti recitata in latino (chissà perché, visto che era stato allevato da un pastore protestante), breviario alla mano, sui cadaveri degli avversari appena uccisi. Gli altri personaggi sono più convenzionali, dal latifondista assassino al prete rivoluzionario (Pasolini), costretto, seppur riluttante, all’uso della violenza. Il film, però, procede, fin troppo lungo, tra un luogo comune e l’altro, fino a farsi metaforico, con l’esecuzione finale dell’antagonista, ormai truccato come un vampiro.
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