Regia di Jesse Hibbs vedi scheda film
Credo che quello di Audie Murphy sia un caso più unico che raro sia nell'ambito militare che in quello cinematografico. Tornato dalla Seconda Guerra Mondiale insignito di una innumerevole quantità di medaglie ed onorificenze al valore e riconosciuto quale il soldato più decorato della storia dell'esercito americano, questo giovanotto del Texas senza apparenti qualità particolari assurse per qualche anno al ruolo di piccola stella del cinema. Per la verità non era né bellissimo né fisicamente prestante, non aveva una preparazione da attore né da cantante e tuttavia possedeva quelle qualità morali che, da soldato semplice, gli avevano fatto guadagnare sul campo i gradi di sottufficiale prima e da ufficiale poi, fino a congedarsi con i galloni da maggiore. In più, bisogna ammettere che sullo schermo funzionava. E qui funziona, anche perché nel film di Jesse Hibbs si racconta in buona sostanza la sua reale vicenda umana e militare, basandosi sull'autobiografia dell'attore/soldato.
Arruolatosi per contribuire ad un bilancio familiare reso disastroso dall'assenza del padre e dalla presenza di un nugolo di fratellini più piccoli, Murphy allo scoppio della guerra viene mandato prima in Africa Settentrionale, poi in Italia, dove prende parte allo sbarco in Sicilia e poi a quello di Anzio, e infine in Francia. da dove proseguirà fino in Germania, all'inseguimento dell'esercito tedesco in ritirata. E in ognuno di questi luoghi saprà ricoprirsi di gloria, grazie ad azioni temerarie, utili agli esiti del conflitto e dalle quali il protagonista uscirà, diversamente dai poveri fratelli del soldato Ryan, sempre indenne.
In qualche caso, All'inferno e ritorno corre il rischio di far apparire che il soldato Murphy abbia vinto la guerra da solo, ma la mole di luoghi comuni che accompagnano le mirabolanti ma vere imprese del protagonista risultano funzionali alla riuscita di un buon film di genere (quello bellico).
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