Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Doveva essere interpretato dalla coppia storica, Fernandel e Gino Cervi, e girato dal francese Christian Jacque (d’altronde la mossa vincente dei primi due Don Camillo fu affidare la regia ad uno straniero). Poi l’attore francese morì, Cervi si defilò insieme a Jacque. La palla passò allora ad un Mario Camerini sul viale del tramonto che si ritrovò a dirigere Gastone Moschin e Lionel Stander nei ruoli principali. In fondo, il film non è malaccio, è tratto da un romanzo di Guareschi abbastanza pimpante. Però non è la stessa cosa. Nel 1972 i caratteri del parroco di Brescello (tornato a casa, a quanto pare, dopo la carriera di monsignore e il viaggio in Russia) e il sindaco comunista (ancora sindaco, avendo abbandonato la strada di Montecitorio) e le ambientazioni della bassa Padana sono irrimediabilmente fuori tempo (massimo). Il colore, stinto, non offre alcun vantaggio a queste storie d’altri tempi che non possono essere pensate senza il bianco e nero. Un’operazione involontariamente anacronistica, un po’ spenta e scolorita, nonostante il valido impegno di Moschin e Stander per non far rimpiangere Fernandel e Cervi. Segnalo la curiosa presenza di Paolo Carlini, allora accreditato come amante di Paolo VI (!).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta