Regia di Claire Simon vedi scheda film
Difficile sezionare (è il caso di dirlo) Notre corps di Claire Simon in una sola sessione. Da trama e impressione superficiale sembra di assistere a un graditissimo rituale wisemaniano di sguardo circospetto e pseudo-fiction, con tante parole, tanti volti, tante storie. Poi la patina si rompe e il vero motore del film comincia a innervare tutto in un assalto capitale alla nostra percezione del film: in ballo, in questo scontro, è la rappresentazione del corpo al cinema, da cosa è mosso politicamente, quanto è guidato da ragionamenti e pensieri astratti e quanto invece si muove per istinto e emotività. Cosa gli succede in tutti gli stati della vita, e di riflesso cosa succede al film che come un grande corpo senziente e respirante di quasi tre ore nasce, cresce e invecchia. Nel reparto di ginecologia di un ospedale parigino Simon trova la chiave di lettura giusta fra il clinico, l’umano, lo spiritoso, l’ammirato e l’indignato. Lo fa con grazia, mascherando ogni schema eppure lasciando che ogni cosa sembri al posto giusto, in un lavoro di editing degno di un giocoliere. La sessualità non è solo uno spettro, dopo Notre corps sembra un labirinto.
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