Regia di Julien Duvivier vedi scheda film
Storica e indimenticabile serie inaugurata da questo gioiello
Dalla penna di Guareschi al grande schermo la saga di Don Camilo, ha appassionato diverse generazioni di spettatori.Il successo è legato, a parer mio ad una visione della politica semplice, immediata e ironica, oltre che ovviamente alla simpatia di due attori strepitosi come Fernandel e Cervi. Dualismo perfetto,da una parte la chiesa,la reazione, rappresentata dal burbero, ma dal cuore buono, Don Camillo e dall'altra parte, il prototipo del popolo "rosso"il sindaco Peppone,comunista, rivoluzionario, mangiapreti a chiacchiere, ma in sostanza anche lui devoto e d'indole dolce.Questa semplificazione estrema, non tragga in inganno,non è becero qualunquismo, come qualche critico distratto ha ingiustamente insinuato,niente di più sbagliato,ci sono temi importanti su cui i lavori di Guareschi indugiano e riflettono, primo fra tutti,Dio e la religione,il crocifisso parlante fu un colpo di genio,il bisogno di credere nell'Italia del dopoguerra, era forte e dava il senso alle cose,dopo una guerra senza senso,poi il sentimento di solidarietà, che al di la del colore politico affratellava un pò tutti, in queste simpatiche e rocambolesche storielle,Brescello diventò un microcosmo ideale, dove si muovevano tanti personaggi,tutti al di la delle peripezie e dei contrasti contingenti, erano animati da buoni propositi e buoni sentimenti.Anche la benevolenza e il candore, che straripavano dai capitoli di questa storica serie, non devono farcela leggere come una favola su cui sognare per un'ora e mezza ,bensì come un desiderio e una speranza in un mondo migliore, che abbia a cuore ideali e valori e dove anche persone che non condividono lo stesso pensiero politico, possano coesistere e insieme lottare per il benessere della comunità.
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