Regia di Julien Duvivier vedi scheda film
E' un film esile e non eccelso, ma nel complesso gradevole e si lascia guardare. E' questo quello che mi sento di dire di questo enorme successo di pubblico, sia nei cinema dell'epoca che in tv oggi. Tra l'altro i film di don Camillo sono gli unici in bianco e nero a passare ancora in prima serata. Gli appassionati di Guareschi non sono entusiasti della resa del personaggio del protagonista, ed io stesso, che conosco pochissimo i racconti, posso aggiungere che mi pare un po' banalizzato, più superficiale e meno complesso del suo sosia sulla carta. Pare che Gareschi stesso abbia avuto non pochi diverbi con Duvivier. Don Camillo appare nel film un pretino un po' sciocco, un po' ipocrita, e un po' falso, anche se assolutamente senza cattiveria. L'elemento migliore del film è forse il rapporto tra don Camillo e Peppone e, in seconda linea, tra i comunisti e i conservatori del villaggio. Solo apparentemente si odiano, ma in realtà sono solo rivali e antagonisti. Sotto sotto si vogliono bene, come anche la maestra che ha orrore dei comunisti e finisce poi per dare lezioni agli analfabeti di ritorno del partito. Quella è certamente un'Italia che non esiste più, dove non mancava mai la solidarietà e la bontà anche tra acerrimi rivali. Buoni anche gli stacchi sulla vicenda dei due innamorati perseguitati. Divertente il finale, che fa vedere come spesso si può temere di far vedere agli altri che si è buoni. Forse il grande successo del film risiede proprio in questo messaggio, gradevole e non scontato, del volersi bene e del rispetto tra antagonisti.
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