Regia di Patricia Font vedi scheda film
"El maestro que prometió el mar" inizia idealmente nel punto stesso in cui "Madres paralelas" di Pedro Almodovar era finito ovvero in una fossa profonda, di fronte ai resti di corpi assassinati e poi ricoperti di terra affinché si consumassero velocemente, ignari che una pala e strumenti chirurgici potessero, un giorno, profanarne l'eterno riposo arrivato con un colpo di fucile. Fuori dalla tomba ad attendere che una spazzola finisse di riportare alla luce le ossa vi erano i familiari pronti a ricevere la notizia che proprio lì era stato assassinato qualcuno dei propri cari. Nonostante il taglio imposto da Madrid agli scavi e a qualsiasi altra opera rivolta alla scoperta e alla conservazione della memoria molte verità sepolte sotto il suolo sono tornate a galla, a volte per merito di lunghe ed estenuanti ricerche d'archivio, a volte scavando nei ricordi dei vecchi.
A volte l'ubicazione delle fosse comuni era conosciuta ma ci pensò il franchismo con i suoi modi brutali a mantenere chiuse bocche e buche. Altre volte fu la ferrea volontà delle famiglie e degli storici a scoprire ciò che il regime aveva mantenuto segreto.
La Pedraja, sulle colline di Burgos, è la fossa scavata nel 2010 attorno alla quale si celebra la storia del maestro elementare Antoni Benaiges. Nel 1935 le autorità repubblicane gli diedero il compito di insegnare nello sperduto villaggio montano di Bañuelos di Bureba. Alle vicende del maestro si intrecciano quelle di Ariadna che nel 2010 intraprende un cammino di scoperta delle proprie origini. Le due linee narrative raccontano la verità romanzata del maestro catalano e la storia di finzione di una giovane donna impegnata a trovare i resti del bisnonno sparito ai tempi della Guerra Civil.
La prima traccia ha il compito di riesumare una vicenda che il regime credette di poter nascondere per sempre mentre la seconda nasce dal desiderio di raccontare come la Spagna di oggi abbia metabolizzato quarant'anni di dittatura e i suoi barbari effetti sulla società.
La regista Patricia Font si ispira al libro "Desterrando el silencio: Antoni Benaiges, el maestro que inventó el mar" del connazionale Francesc Escribano e riconnette il passato con il presente tramite la figura del nonno di Ariadna che fu alunno del maestro.
Il film ha ottenuto un buon successo di pubblico in Spagna, segno che le ferite della dittatura sono ancora aperte nonostante il disinteresse della politica intorno al tema della ricerca dei desaparecidos. Il pregio principale del film di Font è quello di supportare la tesi secondo cui la verità, alla fine, riesca a tornare in superficie. Il regime di Franco mise sotto silenzio le vicende di Benaiges ma alla fine la sua passione per l'insegnamento ed i suoi principi democratici sono stati riscoperti. Le sue memorie, in qualche modo, sono state recuperate, benché delle sue spoglie mortali non sia rimasta traccia alcuna.
La vittoria iniziale del regime è stata tramutata in sconfitta da chi ha creduto nella possibilità di restituire il passato alla memoria assopita del paese. Il film di Font ha reso testimonianza a tale processo insieme ad altre opere dedicate al maestro. Certamente lodevoli sono le intenzioni ed efficace il messaggio speranzoso propagato alla società contemporanea. Il risultato, tuttavia, è condizionato, almeno in parte, dalle ideologie. Pecca di eccessiva enfasi, appiattisce i caratteri al bianco e nero, o, forse, più appropriato sarebbe dire al "rosso" o al "nero", indulge nella ricerca del sentimentalismo. Nonostante i limiti la visione è consigliata per conoscere la triste pagina di storia che il film si porta appresso e diventare parte integrante del meccanismo di scoperta e divulgazione a cui ragionevolmente si adopera la produzione e la sua regista.
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
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