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La moglie di un uomo ricco

Regia di Amy Holden Jones vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La moglie di un uomo ricco

di Maciknight
6 stelle

A prima vista sembrerebbe una commediola thriller di qualità dozzinale, dalla trama scontata, prevedibilissima ed inizialmente anche troppo incentrata solo sulle grazie della protagonista, appunto la donna di un uomo ricco (ed ovviamente più anziano di lei), interpretata dalla strepitosa ed avvenente Halle Berry, che nel corso del film darà sfoggio delle sue sinuosità sia nel portamento che nelle piroette semi acrobatiche previste dal copione.

Per porre rimedio al matrimonio in crisi si ricorre alla solita vacanza al lago, con baita in legno grezzo esclusivamente riservata a loro, lago compreso (e qui si denota il privilegio della ricchezza). Ma il marito deve lasciarla sola per incombenze di lavoro, e nell’unico locale notturno dell’area incontra un bel tenebroso, come resistere al suo fascino? Lei abbozza una disponibilità all’approccio ma poi prende le distanze facendo infuriare il bel tenebroso che si rivela pericoloso (scusate la rima involontaria), una specie di psicopatico frustrato e represso, che dovrà allontanare intimidendolo con una pistola Beretta calibro 6,35 con le guancette in madreperla, riposta in un cassetto della baita, arma che nel corso del film ricorrerà spesso.

Lo psicopatico pare prendere alla lettera il desiderio imprudentemente rivelato da lei di volersi liberare del marito, che l’ha intrappolata a causa di un contratto prematrimoniale che le ha fatto firmare quando era ancora un’adolescente e che le impedisce di accedere alla ricchezza di lui in caso di divorzio.

Lo psicopatico si improvvisa killer e con violenza , modalità ed accanimento assurdo, inqualificabile ed imperdonabile, con la stessa arma gli tende un’imboscata, cui la vittima si sottrae fuggendo. Lo psicopatico lo insegue sparando più volte, pretendendo di colpirlo a distanza, con un’arma assolutamente inadatta alle circostanze, sparando un’infinità di colpi (grave incongruenza, perché il caricatore contiene solo pochi colpi), di cui gli sceneggiatori fieri di tale loro sapere balistico insistono, facendogli pronunciare più volte, che ha dovuto scaricare l’intero caricatore per ucciderlo, forse confondendosi con altri calibri della stessa marca, dotati di caricatori bifilari.

Non posso riportarvi tutti gli episodi che si susseguono, diciamo che la Berry continua a comportarsi da bambolina apparentemente insulsa, intrappolata dallo psicopatico che la ricatta minacciandola di dire alla polizia che è stata lei a ordire l’uccisione del marito. Se lo avesse denunciato subito (cioè quando erano al lago) la polizia le avrebbe creduto, perché lui ha dei precedenti penali lunghi un km, ma adesso è tardi, la situazione è troppo ingarbugliata, ormai è in trappola e non ne può venire fuori pulita.

In seguito emerge che l’amante della bambolina (in ogni famiglia per bene ed in ogni storia del genere non può mai mancare) è coinvolto nel piano per far fuori il marito, essendo sul lastrico gli farebbero comodo i soldi dell’eredità, infatti è lui che ha incaricato lo psicopatico di avvicinarla e poi di far fuori il marito. Non ha previsto che lo psicopatico ci avrebbe preso gusto, forse a causa delle sinuosità in eccesso della Berry, ed ora è sfuggito al controllo.

Vi sembra una trama fin troppo ricca e complicata? Dovete vedere il resto.

A questo punto compare il personaggio più simpatico ed intelligente del film, la moglie dell’amante della bambolina. Sono sempre le mogli tradite a rompere le uova nel paniere. Si reca alla polizia e denuncia il marito come mandante dell’omicidio del marito della Berry, altroché rapina come pensavano inizialmente i due detective incaricati delle indagini, che non eccellono in doti investigative e deduttive.

Lo psicopatico è talmente stupido e sicurò di sè che si reca al funerale per continuare il ricatto alla Berry, non sapendo che la polizia riprende sempre tutti i partecipanti sospettando che i colpevoli siano presenti alle esequie. Viene identificato ed emerge la sua fedina penale da potenziale assassino.

A questo punto la situazione precipita, la bambolina capisce che il bell’amante è coinvolto e fugge da lui rifugiandosi ancheggiando nella sua bella villa con sofisticati allarmi. Peccato che i vetri non siano antisfondamento (leggerezza dei proprietari o degli sceneggiatori?) e lo psicopatico dopo aver ammazzato il complice, cioè l’amante di lei, penetra in casa inseguendola in ogni locale fino alla resa dei conti finale in garage, dove lei si trasforma in Wonder Woman e dopo averlo pestato come un sacco da pugilato, poco prima dell’arrivo della polizia gli scarica il caricatore dell’arma, sempre la stessa (pubblicità occulta?).

A questo punto lo spettatore pensa di aver visionato un filmetto senza infamia e senza lode, dignitoso ma con qualche lacuna e forzatura, così per tirare a concludere, pensando affrettatamente che il film sia finito. Invece ricompare il personaggio femminile intelligente, la moglie dell’amante (ora vedova), convocata dalla polizia che nutre forti sospetti sulla colpevolezza piena della Berry come mandante dell’omicidio del marito ed assassina del suo complice, e lei si prodiga per dimostrare l’innocenza della Berry, che manco conosce e che parrebbe molto fortunata ad avere una testimone a suo favore di questo calibro intellettuale. Il finale è geniale e sovverte tutto ciò che si credeva di sapere, e ricorda “I soliti sospetti” con Kevin Spacey, nulla è come sembra.

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