Regia di Richard Lowenstein vedi scheda film
Artsy. Irritante dalla prima all'ultima inquadratura. Un'ossessiva, disperata ricerca formale che occulta (a suo modo furbescamente) qualsiasi sostanza: proprio perchè la sostanza non c'è, ma il problema maggiore è che la forma è tragicamente scarsa, pretenziosa e insignificante. Ragazzoni ben maturi che ancora si atteggiano e sproloquiano da veri decerebrati adolescentucoli: chi può avere bisogno di un film così? Gente che non tenta il suicidio - si badi bene: solo tentare! Cioè richiamare infantilmente l'attenzione, etc. - se prima non ha inserito nel lettore cd un bell'album di Nick Cave. Raccapricciante è il minimo che possa dirsene! Non è un Clerks (anzi, ne è anni luce distante), non è un ritratto generazionale, non è un diario di un'inquietudine, non è nemmeno un film - è molto più simile ad una sguaiataccia sit-com pregna di rassicuranti inverosimiglianze e abusati luoghi comuni: questo è solo il delirio sconnesso di un artistoide fallito per evidente inettitudine, inferiorità manifesta. Blah! Le rare intuizioni interessanti o divertenti sprofondano negli abissi di una messa in scena supponente ed artificiosa, disgustosamente finta ed ipocrita. Un vero disastro pressochè su tutti i fronti, da dimenticare immediatamente dopo aver finito di vomitare.
In Australia un ultratrentenne sfaccendato continua a cambiare appartamento e convivenze e in attesa che la sua tanto millantata ispirazione ritorni (si spaccia per scrittore), il tizio continua a suonare la chitarra, canticchiare e perdere tempo.
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