Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
La canicola estiva mette a nudo - in senso letterale ma anche metaforico - un'umanità austriaca alienata, bolsa, triviale, belluina, ritratta con occhio algido e inquadrature di geometrica perfezione da un regista che ne enfatizza l'obbrobriosità attraverso la rappresentazione di corpi tozzi, deformi, rugosi, caratterizzati da una sgradevolissima pinguedine. Un'autostoppista disturbata e logorroica, una coppia di separati in casa, un vedovo con la sua governante, un venditore di impianti antifurto, una cubista col suo fidanzato e una coppia di erotomani intrecciano le loro esistenza nervose in un film a tratti prolisso, demenziale, spesso brutale, persino ributtante, percorso dall'ansia collettiva per una sessualità estrema, morbosa, vissuta come capriccio esistenziale.
Il film dell'esordiente Seidl è come un'opera di Ciprì e Maresco elevata all'ennesima potenza: può indignare il suo cinico sguardo posato su quest'umanità maniacalmente ossessiva; può attrarre la distaccata analisi sociologica con la quale guarda il mondo con un iperrealismo che non ha bisogno di attingere alla fantasia.
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