Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
Quando il "cattivismo" fa più danni del buonismo...E' il caso di "Canicola", morboso affresco di violenza e perversioni assortite nello scenario insolitamente torrido dell'estate austriaca. Due ore di noia, di cose viste e straviste, di provocazioni sterili, di prevedibile sarcasmo: un gioco al massacro telefonato e infantilmente sadico. Film vecchio e superato (non avrei mai pensato di scrivere così di un film di 10 anni fa). Cinema nato e morto nella sua epoca, quell'apocalittico e cinico "fine/inizio millennio", dove imperversava la moda dei film "cattivi" e "nichilisti", i cosiddetti "pugni nello stomaco". Se però i vari "Idioti" (Von Trier), "Funny Games" (Haneke), "Happiness" (Solondz), tanto per fare qualche esempio, mostravano senz'altro personalità e carattere, al di là dell'opinabile riuscita dei singoli casi, questo "Canicola" brancola nel buio (in realtà il sole accecante dei "dog days" estivi...) di una poetica inesistente e di un'estetica rubacchiata a questo o quell'altro autore, di ieri e di oggi. Non solo ovviamente il connazionale Haneke (di cui Seidl pare qui comporre una parodia senza spessore nè stile), ma anche Lynch (le tranquille villette dei sobborghi urbani, dove la facciata di giardini ben curati e anziani sdraiati a prendere il sole nasconde brutture impensabili...intanto "Velluto Blu" grida vendetta!), Ferreri (la follia omicida borghese domestica), Cassavetes (la logorroica improvvisazione etilica), Godard (le panoramiche "brechtiane" sui segni della società dei consumi, qui i supermarket delle tangenziali), Fellini (il coro di corpi grotteschi), Altman (il coro di individui placidamente borderline), P.T. Anderson (il coro di anime in pena sotto la pioggia) e sicuramente qualcun altro. Non c'è niente in questo film che non sia derivativo, pletorico; niente che non sia dettato dalla mera volontà di mostrare l'anima nera del buon vicinato. Il problema non è tanto la presenza di un tono compiaciuto, poichè in realtà Seidl filma con trasparenza e nonchalance (senza però farsi mancare colpi bassi, ma innocui, come l'orgia piazzata lì all'improvviso, nudi integrali e una punta di pecoreccio: una donna che si sforbicia i peli pubici). E' proprio la totale assenza di idee sul piano concettuale, oltre che estetico. Non è un film, ma un album di figurine. C'è il borghesotto rispettabile che appende ritagli porno-soft al muro, la coppia aperta, il vecchio burbero, il caso patologico (una ragazza loquace che scrocca passaggi in macchina, solo per provocare gli autisti sul piano sessuale e per sciorinare loro qualche bizzarra "classifica"), le donnine masochiste di ogni età, che più vengono picchiate dal proprio moroso/amante/bullo e più sono contente. Il tutto messo in scena secondo una risaputa, tediosa, ripetitiva "statica progressione" (passatemi l'ossimoro). C'è spazio pure per il momento trash, lo strip di una arzilla vecchietta, e per la tarantinata della domenica, un giochino sadomaso con pistola, tutto banalmente giocato sull'attesa dell'eventuale bagno di sangue. Il discount di sesso e violenza, in parole povere. Questo film dimostra, se non l'abisso, comunque il divario non trascurabile fra la provocazione intelligente, poichè sorretta dal pensiero e dalla ricerca formale, come nel caso di un Haneke, e l'arido, vuoto, retorico buffetto sulla guancia (altro che pugno nello stomaco).
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