Regia di Stelvio Massi vedi scheda film
Franco Gasparri, celebre volto dei fotoromanzi Lancio, torna nei panni del personaggio che più gli ha dato fortuna: il commissario Mark Terzi. Aiutato dalla solida e ispirata regia di Stelvio Massi, Gasparri, in verità tutt'altro che espressivo e più legato a una concezione estetica che interpretativa, si muove in una storia chi miscela il poliziesco al giallo. Dardano Sacchetti concepisce un soggetto che si ispira non poco alla serie criminale dello Zodiac (cambia tuttavia il movente), introducendo un pazzo che firma i suoi omicidi con una calcomania che raffigura una piramide e una sfinge (da qui il nomignolo di "Sfinge"). Massi, da un punto di vista visivo, strizza l'occhio a Ispettore Callaghan il Caso Scorpio è Tuo, facendo uccidere al killer una serie di personaggi mediante il ricorso a una carabina munita di mirino di precisione. Inoltre, Mark va in giro con un revolver di grosso calibro e, pur avendo dei sentimenti di giustizia, è di modi alquanto rozzi e maneschi. Gli omaggi a Don Siegel pertanto sono massicci. Curiosamente però Sacchetti sviluppa il soggetto con un intrigo che unisce lo psicopatico, che come lo zodiac lascia indovinelli utili a capire dove colpirà e pretende la pubblicità della stampa, a un giro di rapimenti e di disastri legati a imprese edilizie truffaldine facenti capo a un insospettabile commendatore (Lee J. Cobb) che pretende di conquistare l'amministrazione locale. Sfinge diviene così un vendicatore, un uomo consumato da un profondo dolore attribuibile al crollo di un cavalcavia (da cui è derivata la morte della promessa sposa) costruito con cemento di seconda mano dal personaggio che il killer vuole indurre a suicidarsi minacciando di far esplodere l'intera città. Curiosa l'immagine con Stelvio Massi che inquadra Gasparri ed Ely Galleani in modo che sullo sfondo si veda il Ponte Morandi, mentre il poliziotto legge l'indizio lasciatogli dal killer: "Se sei qui, vuol dire che non hai capito niente." Una scena che, vista ai tempi odierni, suona assai profetica.
Il pezzo forte della pellicola è senza dubbio la regia di Massi e il ritmo scandito dal montaggio di Mauro Bonanni. Sotto questo punto di vista, Massi conferma quella predisposizione al genere che già aveva dimostrato con il più quadrato Squadra Volante. Purtroppo la sceneggiatura è a tratti confusionaria e propone diverse situazioni, assai dilatate (specie gli inseguimenti stradali), che hanno la funzione di coprire alcuni vuoti narrativi. Molte poi le esagerazioni, su tutte quella in cui il Commissario Terzi, per disinnescare una bomba, prende la mira (a rischio di far saltare in aria un intero gasometro) e spara ai fili dell'innesco, riuscendo a tranciarli senza alcuna conseguenza ulteriore.
Nel cast artistico vediamo un Nino Benvenuti, grande campione di pugilato, che appare assai più in ruolo rispetto al western Vivi o Preferibilmente Morti.
Adriano Fabi e la voce di Sammy Barbot sostituiscono con onore Stelvio Cipriani alla colonna sonora, che diviene assai più melò rispetto a quella del primo capitolo ("Mark Il Poliziotto" girato quattro mesi prima). Di qualità la fotografia di Federico Zanni.
In definitiva un poliziottesco con una parte gialla, denso di azione e caratterizzato da un ritmo serrato che tiene sempre viva l'attenzione. Pecca qualcosa in fase di scrittura.
Avrà un finto sequel, Mark Colpisce Ancora, dove però il personaggio interpretato da Gasparri non ha nulla a che fare col commissario Mark Terzi, chiamandosi solo Mark per un caso di omonomia (!?).
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