Regia di Stelvio Massi vedi scheda film
Un attentato all'entrata di una delle più celebri ed antiche chiese genovesi (quella di Santo Stefano, sopra via XX Settembre e quasi mozzata dal maestoso ponte momumentale che sovrasta quest'ultima) uccide sul colpo la sposa di quello che dovrebbe essere un tranquillo rito matrimoniale tra notabili del capoluogo ligure.
Il gesto, efferato e crudele, scatena una faida che richiama in città il celebre e tenace commissario Mark Terzi, sbarcato dall'aeroporto col suo immancabile e languido, taciturno cagnone.
L'indagine mette in azione immediatamente il poliziotto, che, manco il tempo di prendere possesso del suo domicilio, si ritrova già scaraventato per i vicoli genovesi ad affrontare piccoli scagnozzi di bassa lega, la base di una piramide della criminalità locale che il poliziotto si sforza, inizialmente invano, di scavalcare per reciderne i vertici.
Il regolamento di conti scatena una morte dietro l'altra, fino al momento in cui si scopre che dietro tutto l'inghippo risiede, ancora una volta, l'astuta mano criminale dell'avido avvocato Benzi, responsabile di aver costruito importanti opere di viabilità risparmiando in sicurezza e materiale, e responsabile principale della morte della figlia del “killer della sposa”, in realtà semplicemente un padre disperato in cerca di vendetta.
Non pago della cattura, in modo violento, dell'assassino, Terzi riuscirà tuttavia, una volta per tutte, a bloccare pure il corrotto e laido Benzi (un funzionale Lee J. Cobb in vacanza italiana dopo tanti western made U.S.A.), arrestandolo con un sogghigno sornione (e piacione) in pieno stile Gasparri.
Speculare e fotocopia del suo precedente capostipite, questo secondo episodio rimane certamente più impresso a noi liguri che a chiunque altro; noi che ritroviamo con piacere locations e ambientazioni ben note riguardo al capoluogo genovese e pure a Savona, utilizzata in molte scene e spacciata per Genova (Miracoli, approssimazioni e magie del cinema).
Per questo, il secondo capitolo delle avventure di Mark lo serbiamo nel cuore come una delle rare pellicole-baluardo della nostra terra, cinematograficamente (ma non solo) piuttosto dimenticata.
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